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Tempo di lettura: 8 min
di Alice Alessandri e Alberto Aleo
Scopri cos’è l’assertività in azienda, come differisce da passività, aggressività e manipolazione, e come sviluppare una comunicazione assertiva.
In ogni settore esistono miti e leggende di cui tutti sono a conoscenza ma che pochissimi hanno avuto la fortuna di sperimentare realmente. L’Eldorado degli stili relazionali in azienda porta il nome di assertività. Qualsiasi esperto di comunicazione che si rispetti consiglia di adottare un linguaggio assertivo; la prima qualità dei manager più blasonati sembra essere proprio l’assertività e anche i coach più famosi insegnano ai loro allievi il segreto per svilupparla. Eppure se qualcuno conducesse un’intervista siamo certi che meno del 10% delle persone saprebbe definire esattamente cosa sia e come si pratica l’assertività.
Questo articolo si prefigge il compito di fare chiarezza ma… a modo nostro! Come sempre infatti vi daremo un punto di vista volutamente fuori dal mainstream, frutto di riflessioni ed esperienza sul campo. Cominciamo.
Una prima definizione di Assertività
Partiamo dicendo che l’assertività parla del nostro modo di relazionarci e comunicare. Detto diversamente definisce lo stile delle nostre relazioni, descrivendone la componente più visibile ovvero la comunicazione.
La letteratura sul tema identifica classicamente 4 comportamenti principali:
- Passivo
- Aggressivo
- Manipolativo
- e appunto Assertivo
Nel grafico essi sono posti in relazione alla maggiore o minore tendenza della persona ad adottare un punto di vista individuale o a tener in considerazione anche gli altri, a dissimulare le proprie opinioni e i propri obiettivi oppure a dichiararli con franchezza.

Secondo questo schema dunque l’assertività consiste nella capacità di essere franchi senza dimenticarsi che dall’altra parte c’è un essere umano, con i suoi bisogni, le sue opinioni e la sua emotività. Il problema nasce dal fatto che, così definita, l’assertività sembra una condizione difficilmente raggiungibile e assume il gusto di quei traguardi teorici auspicabili ma utopici.
Ecco perché nei prossimi paragrafi vi parleremo di assertività in azienda dal punto di vista di coloro che assertivi non lo sono!
Assertività per Passivi
C’è tutta una categoria di persone che rientra in questa tipologia e il cui comportamento prevalente è l’evitamento. I passivi passano la vita ad evitare di esporsi, di prendersi troppe responsabilità o di entrare in contrasto con gli altri.
Questa fuga continua deriva da una serie di fattori che potremmo riassumere così:
- poca fiducia in se stessi e nella razza umana
- scarsa motivazione e senso di appartenenza al gruppo o alla causa
- pochi strumenti comunicativi a disposizione.
Un esempio
Pensate alla più classica delle situazioni. Siete in ufficio e assistete all’ennesima ingiustizia perorata nei vostri confronti e in quelli dei colleghi dal vostro capo-tiranno. Gli altri si lamentano, insorgono, decidono di agire e vi chiedono di far parte della sommossa che denuncerà il misfatto. Vi rifiutate rifilando la più classica delle vostre perle di saggezza “ma tanto è inutile, non cambierà mai nulla”.
Questa rassegnazione è il risultato di un dialogo interiore depotenziante. Ogni possibile ribellione dell’anima, infatti, viene definitivamente messa a tacere dalla mancanza di fiducia sia nella vostra capacità di agire per cambiare le cose, sia nel gruppo che dovrebbe supportarvi nel farlo. Immaginate già di incespicare sulle parole mentre provate a far valere i vostri diritti, soli davanti al temutissimo capo prefigurando che tutti decidano di voltarvi le spalle. La vostra spinta ad agire finisce quindi per sgonfiarsi, assumendo la forma di un borbottio di sottofondo, fatto di massime come quella prima citata il cui unico effetto è seminare disaffezione e disagio.
Cosa significa per i passivi iniziare a sviluppare assertività?
Prima di tutto lavorate sulla coesione con gli altri.
Riscoprendo il gusto di stare in relazione vi torneranno a trovare senso di appartenenza, motivazione, coraggio e volontà di agire.
Un altro impegno che potete prendere con voi stessi è quello di sviluppare nuovi strumenti di comunicazione, lavorando sulla capacità di presentare le vostre idee sotto forma di soluzioni e non solo di problemi.
Assertività per Aggressivi
Veniamo adesso all’altro grande gruppo, quello degli aggressivi. Per farlo ci immedesimeremo proprio nel capo-tiranno dell’esempio precedente.
Un esempio
Ti sei accorto che i tuoi collaboratori non performano abbastanza. Sei stanco di intavolare discorsi motivanti, ascoltare quelli che per te sono solo alibi e problemi personali: hai bisogno di risultati. Ecco che decidi di varare misure vessatorie, impopolari ma certamente efficaci, d’altronde alcune volte qualche bastonata serve a far maturare; tu stesso sei arrivato al vertice proprio grazie ai calci nel sedere ricevuti. E poi potranno pure lamentarsi adesso ma è una vita che predichi le stesse cose, prima con qualche battutina, poi con toni sempre più accessi e adesso è venuto il momento di passare ai fatti.
Ciò che ostacola il tuo comportamento assertivo sono:
- l’adozione di rigidi stereotipi comportamentali legati ai ruoli
- la monodimensionalità dei modelli comunicativi
- scarsa intelligenza emotiva e lungimiranza.
Il dramma è che quando un aggressivo urla, impone o umilia con ironia fuori luogo, il più delle volte pensa di far del bene a sé, al collaboratore e all’intera organizzazione. Egli infatti è cresciuto così, imparando a nuotare perché qualcuno l’ha letteralmente lanciato nell’acqua alta. Crede quindi che la terapia d’urto sia sempre quella più corretta, non ponendosi il problema della diversità dei contesti e delle reazioni emotive dei singoli. Il suo mito del super uomo al comando è mal riposto prima di tutto perché tende a dimenticare fatiche e sofferenze che lui stesso ha provato in situazioni analoghe e affida interamente i risultati all’esercizio diretto della forza.
Nel mondo degli aggressivi non c’è spazio per debolezze ed errori, essi però non si rendono conto di quanto questo modo di pensare presto o tardi gli si rivolgerà contro. Quando infatti capiterà anche a loro di sbagliare oppure il loro potere si indebolirà, saranno i primi ad essere sacrificati.
Cosa significa per un aggressivo iniziare a sviluppare assertività in azienda?
Partite dall’idea che ciò che è servito a voi per crescere potrebbe non essere utile anche agli altri. Allenatevi a cambiare la narrazione che fate di voi stessi, riprendete contatto con gli errori e la fatica fatti, cercando così di sviluppare empatia. Scoprirete che comunicare attraverso le emozioni crea legami più potenti e duraturi di quelli che le stellette sulla divisa sono in grado di generare.
Un clima dominato dalla sicurezza psicologica, che faccia sentire le persone protette anche quando sbagliano, non incrementerà gli errori, ma alimenterà la capacità di auto-correggersi e trovare soluzioni dandovi più chances di raggiungere risultati.
E se è proprio la forza che ci tenete ad esibire, ricordatevi che chi è davvero potente non urla, non umilia e non compie abusi ma esercita il suo carisma con eleganza.
Assertività per manipolativi
Questo gruppo di persone è il più misterioso. Nessuno sa chi effettivamente ne faccia parte, visto che i manipolativi sono abilissimi a travestirsi, a volte proprio da assertivi. Dicono frasi come “ho sempre detto come la penso” con una spontaneità che sembra sincera e si dimostrano pronti ad aiutare gli altri, intercettandone i bisogni ed agendo apparentemente nell’interesse del loro prossimo. Ma con quale obiettivo non ci è dato sapere, visto che non parlano mai dei propri bisogni e dei traguardi che hanno in mente di raggiungere.
I manipolativi sono persone attente agli altri; sanno ascoltare, cogliere segnali e interpretarli per leggere dentro. La loro memoria formidabile gli permette di tenere a mente fatti, frasi e quanto può essere utile per costruire una narrazione in grado di suggestionare, influenzare, orientare. Qualora tutto ciò non dovesse bastare essi sono in grado di utilizzare la più potente delle armi di persuasione: il senso di colpa. Da apparenti altruisti,hanno cumulato una serie di crediti con il prossimo e possono – se necessario – passare al riscatto facendo sentire gli altri in difetto.
Gli elementi che impediscono loro di sviluppare assertività sono:
- un pregiudizio che contrappone gli interessi propri e degli altri
- un’esagerata fiducia nelle proprie capacità persuasive
- la paura di esercitare il potere direttamente.
Un esempio
Il vostro collega che nella situazione precedente fa il doppio gioco, dando ragione al team quando si trova insieme ai colleghi e al capo quando invece è a quattrocchi con lui, crede fermamente che gli altri non si accorgano del suo comportamento ambivalente. Pensa che svelare i propri obiettivi sia pericoloso, perché saranno certamente in contrasto con quelli di qualcun altro. La sua visione è che la vita sia un gioco a “somma zero” dove i gli interessi individuali collidono. All’esercizio diretto del potere preferisce rinunciare, dicendo a se stesso che questa è la strategia più intelligente per mantenerlo, ma in verità temendo di esporsi e di dover rendere conto delle proprie scelte, assumendosi le responsabilità in modo palese.
Cosa deve fare un manipolativo per sviluppare assertività?
Ai manipolativi suggeriamo di uscire allo scoperto, almeno in alcuni ambiti e momenti. Esponetevi, dichiarate le vostre idee e i vostri obiettivi, osservate l’effetto che fanno sugli altri e imparate a gestirne la reazione. Potrebbe capitarvi di scoprire che i vostri scopi non sono poi così diversi da quelli di chi vi sta di fronte, anzi che è possibile collaborare.
Riscoprite il valore pieno della reciprocità: la vita non è solo un gioco meccanico di dare e avere ma in mezzo ci sono anche l’essere, il sentire, il dialogare e confrontarsi.
Non siete soli al mondo, esiste certamente qualcuno là fuori che ha a cuore i vostri bisogni e a cui fa piacere soddisfarli se solo troverete il coraggio di manifestarglieli. Smettete di legare gli altri a voi con sotterfugi, che prima o poi non sarete più in grado di controllare, lasciate piuttosto che vi scelgano per come davvero siete.
L’assertività è una forma di equilibrio sospesa tra capacità di rimanere coerenti ma flessibili, aperti agli altri ma anche in ascolto di se stessi, razionali ed emotivamente sensibili, pazienti ma focalizzati e motivati ad ottenere un risultato.
Coniuga lungimiranza e concretezza, forza ed eleganza, mettendo insieme concetti apparentemente distanti. Questo vivere di contrasti la condanna ad essere una condizione temporanea, instabile, cui è bene tendere pur sapendo che la nostra natura proverà a riportarci là dove siamo partiti, indugiando nella passività, aggressività o manipolazione.
Ma accettarsi e conseguentemente accettare gli altri è forse il primo, più importante passo verso l’assertività.
| partem claram semper aspice |
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