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di Alice Alessandri e Alberto Aleo

Avete mai provato la sensazione che dà stare in piedi sul trampolino un attimo prima di tuffarsi? O guardare una ripida discesa prima di lanciarsi giù con gli sci? Ancora, vi ricordate quando prima di un esame importante attendevate il vostro turno assaporando quel misto di paura e eccitazione che chiamiamo vertigine? La vertigine appunto si genera in quei momenti nei quali ci troviamo di fronte ad una scelta che sappiamo ci porterà verso qualcosa di poco conosciuto, al di fuori del nostro controllo, quindi potenzialmente pericoloso ma che ci permetterà di esplorare nuovi confini.

In piedi su quel trampolino, sospesi nel bianco o immobili davanti ai volti della commissione, siamo ad “un passo” da un salto evolutivo che ci ricorda il senso di essere vivi.

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Qui negli Stati Uniti la parola “step” viene usata in vari modi. Significa letteralmente “passo” ma anche “progresso” e “avanzamento”. In certi costrutti può voler dire “quasi” come nel caso di step-father e step-mother cui corrispondono in italiano “patrigno” e “matrigna”. Forse la nostra lingua sceglie la forma del dispregiativo in modo da sancire come, secondo la tradizione, solo un legame di sangue possa legittimare il ruolo di genitore. Nella traduzione statunitense, invece, a noi piace leggere un senso di movimento in avanti e vertigine che, per certi versi, rende il rapporto un’evoluzione del tradizionale legame parentale, nel quale un atto di volontà è intervenuto a trasformarlo in qualcosa che esprime una nuova potenza.

step familyIl 1 Agosto è il giorno del nostro anniversario di matrimonio e anche quest’anno lo abbiamo festeggiato a Boston. Proprio nello stesso giorno è arrivato Riccardo. Tutti e tre insieme siamo una “step-family” non solo nel senso che ci uniscono legami di sangue e legami acquisti ma, in modo per noi più significante, di famiglia in evoluzione. Tutto quello che avviene dentro la nostra casa vorremmo infatti che facesse appello ad una scelta e ad un esercizio di volontà:

ci piace ricordare che per essere quello che siamo è necessario ogni volta “compiere un passo” e tenere così viva e dinamica la nostra relazione.

Essere una step-family ci ricorda di non dare mai nulla per scontato, di osservare il nostro legame in prospettiva e di guardarci l’un l’altro con un punto di vista che ci permetta di comprendere e apprezzare differenze e specificità, consentendo al rapporto e a ciascuno di noi di evolvere. Questo approccio lo si può esportare anche in altri ambiti della vita provando a rimenare un po’ step-collegue, step-manager, step-friend e step-lover, nel senso di mantenere intatto il gusto della scoperta e della conquista che “essere quasi” racchiude.

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Nietzsche d’altronde sosteneva che la realtà potenziale a volte può essere più reale della vita stessa, perché contiene le infinite possibilità che quest’ultima non è stata in grado di esprimere.

Il nostro consiglio quindi è di cogliere il gusto di restare “step to” e di esercitare la volontà evolutiva, che permette di esplorare e conoscere gli altri e noi stessi, consegnandoci alla nostra vera missione come essere umani. Anche Armstrong concluse la sua avventura sulla luna dicendo “questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”. Step over a tutti!!!

| partem claram semper aspice |

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