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di Alberto Aleo e Alice Alessandri

Indipendance Day

Il 4 Luglio è per gli americani una festa paragonabile per noi italiani a quella del Santo patrono. In Italia l’elemento identificativo dello spirito di popolo è la cultura cattolica, qui in USA esistono invece la patria e le “Stars & Strips”: la bandiera sempre e ovunque presente come da noi il crocifisso. A ulteriore riprova basti dire che qui a Boston esiste il freedom trail, una vera e propria “via crucis” che unisce i luoghi dove si svolsero alcuni degli eventi che portarono alla liberazione del paese dagli inglesi.

Boston è una delle città “sacre” del patriottismo americano e essere qui proprio per le celebrazioni dell’Indipendance Day ci ha aiutato a comprendere nuovi aspetti della cultura di questo popolo.

La prima cosa che abbiamo notato è stato l’enorme dispiegamento di forze e mezzi: esercito, polizia, corpi speciali, vigili del fuoco e chi più ne ha più ne metta. Ognuno di essi dotato di mezzi particolari come elicotteri silenziosi, quad mimetici, stazioni mobili di comunicazione, ospedali da campo con annessa sala operatoria ecc. Tutto questo non in una zona di guerra ma nel centro di una metropoli con ospedali rinomati e con tutti i servizi civili che una nazione come gli USA può esprimere! Sembrava davvero di essere dentro un telefilm poliziesco e la domanda che ci assillava era “Ma è davvero necessario?”. C’è anche da considerare che l’organizzazione a poche ore dall’evento, causa l’arrivo del cattivo tempo, ha velocemente e sorprendentemente deciso di anticipare di un giorno i festeggiamenti: abbiamo quindi celebrato il 4 luglio il 3. Ancora una volta noi, da bravi italiani, abbiamo pensato “Ma è davvero necessario?”. Ad essere sinceri l’intero significato della celebrazione ci sfuggiva:

che senso ha oggi per gli Stati Uniti, da tempo assurti allo status di conquistatori del mondo, celebrare l’indipendenza?

Pensando a tutti quei paesi dove il loro esercito interviene ufficialmente per “portare la democrazia” ma promuovendo in pratica gli interessi nazionalistici, non si rischia l’ipocrisia rivendicando il primato dell’indipendenza e della libertà come valori supremi?

fuochi 4 luglioTutte queste domande occupavano la nostra mente mentre osservavamo i fuochi d’artificio sulle sponde del Charles River, ascoltando le note dell’inno. La commozione e l’eccitazione di chi ci stava accanto non riuscivano a far piena breccia nei nostri animi dubbiosi, così come non trovavamo un senso a quello “spreco” di uomini e mezzi, fino al momento in cui delle grida e un boato hanno mosso la folla. Voltandoci abbiamo visto un muro d’acqua che avanz

rainbow

ava: era arrivato l’uragano tanto annunciato e la “macchina” organizzativa si è messa in moto per far defluire velocemente le persone evitando danni. Per fortuna noi eravamo vicino a casa ma in quei pochi secondi ci siamo bagnati fino alle ossa sentendoci come dentro ad un film holliwoodiano, questa volta apocalittico. Dentro al portone del nostro condominio il concierge aveva fatto accomodare alcuni passanti travolti dalla pioggia. Vedendoci arrivare ci ha spalancato le porte chiedendoci preoccupato “Are you ok?”.

Si stiamo bene e oltretutto la corsa bagnata ci ha rinfrescato le idee. Forse abbiamo una risposta alle nostre domande:

la festa dell’indipendenza serve a celebrare l’idea di libertà che è dentro ognuno di noi, ricordandoci che essa passa per la condivisione e non per il perseguimento dei soli interessi individuali.

Essere un popolo, accettando le regole e i condizionamenti che questo comporta e contemporaneamente essere cittadini liberi impegnati nel raggiungimento della propria felicità: conciliare questi due aspetti è la vera sfida ancora attuale. Anche noi qui a Boston inseguiamo un sogno di libertà e indipendenza e non lo facciamo da soli bensì in due, coinvolgendo anche i nostri amici, i nostri colleghi, i clienti e tutti quelli che ci seguono e fanno il tifo per noi. Vogliamo essere indipendenti-insieme, quasi un ossimoro che racchiude il nostro senso della vita.

| partem claram semper aspice |

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Complimenti e viva l’ossimoro !
    Godetevi questo nuovo soggiorno e, soprattutto, carpite il buono che c’è nella società americana.
    Un buono che riguarda il civismo, il patriottismo, la visione laica dello Stato, il senso del dovere e delle regole, il riconoscimento del merito. Per tutto il resto…come back home !
    Have a nice stay my friends.

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