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Tempo di lettura: 6 min
di Alice Alessandri
Scopri come formulare obiettivi realmente efficaci partendo dai tuoi valori personali e motivazioni profonde. Un approccio umano e consapevole per raggiungere risultati concreti e sostenibili, anche in team.
In rete ci sono molti articoli dedicati alla corretta formulazione degli obiettivi e non vogliamo aggiungere l’ennesimo che suggerisca come renderli SMART (l’acronimo solitamente usato per ricordarne le regole di formazione) anche perché, diciamocelo, nonostante siano corretti, positivi, concreti e bla bla bla, spesso capita di non riuscire ugualmente a raggiungerli. Il processo che ci consente di formulare gli obiettivi e poi centrarli, infatti, è molto personale perché richiede di integrare ciò che sentiamo imposto dall’esterno con le pulsioni che vengono da dentro. E questo vale sia per gli obiettivi individuali sia per quelli che coinvolgono altri, che chi esercita leadership è chiamato a fissare. In questo articolo adotteremo un punto di vista nuovo riguardo alla corretta formulazione degli obiettivi; invece di suggerirvi delle regole vi inviteremo a riflettere sugli aspetti più umani della loro formazione.
Quando e a cosa serve formulare un obiettivo
Ci sono varie ragioni per le quali si rende necessario fissare degli obiettivi in modo esplicito e di solito sono correlate a fattori che rendono certe decisioni non più rimandabili. Che si tratti della necessità di raggiungere un risultato, di definire una strategia da condividere con qualcuno o di un cambiamento che non può più aspettare, un chiaro obiettivo permette di dare evidenza alla nostra volontà di intraprendere una determinata strada. L’esplicitazione di un obiettivo ha infatti due grandi vantaggi: consegnare alla nostra consapevolezza la decisione presa e renderla condivisibile con altri.
Se poi siamo riusciti ad inserire scadenze e qualche elemento misurabile che ci permetterà di verificare la distanza che manca al suo raggiungimento, allora vuol dire che non avremo solo formulato l’obiettivo, ma anche parte del piano per arrivarci.
Il raggiungimento di un traguardo ha certamente un effetto sulla nostra autostima, ma attenzione a pensare che le persone di successo siano mosse da obiettivi chiari sin da subito e che riuscire rinforzi automaticamente l’ego. “Vincere”, infatti, può innescare paure: avete mai sentito parlare di sindrome dell’impostore?
Ma c’è di più: spesso la determinazione dei grandi leader è più legata ai valori che agli obiettivi.
Il complicato rapporto tra obiettivi e valori
“Con grandi doni arrivano anche grandi responsabilità” suggeriva la zia di Spiderman al giovane super eroe. Potremmo dire lo stesso per gli obiettivi, il loro raggiungimento comporta un rinnovato senso di responsabilità e il più delle volte un impegno costante per confermare i risultati raggiunti.
Ecco perché molti decidono di abbandonare prima del tempo la strada del successo! Mollare è frequente soprattutto quando gli obiettivi che ci siamo prefissati contengono performance legate ad aspetti superficiali che non attivano la nostra motivazione, correlata ai valori profondi che ci ispirano. C’è infatti un legame diretto tra la determinazione a raggiungere un obiettivo, quindi le chance di successo nel farlo, e la maggiore o minore connessione che esso ha con ciò che siamo e in cui crediamo.
Chi ha ottenuto successo nella vita non sempre aveva subito chiari gli obiettivi da perseguire ma era certamente motivato da valori e significati che solo in un secondo momento hanno preso forma concreta.
Prima di iniziare il percorso di formulazione degli obiettivi è quindi utile rivolgersi la domanda “in cosa credo?”
Senza la risposta a questo quesito fondamentale nessuna regola di formulazione degli obiettivi potrà essere davvero efficace.
L’auto-analisi per definire gli obiettivi
Se esplorare la coerenza tra obiettivi e valori è un pre-requisito, per identificare correttamente la meta, dovremo poi interrogarci anche su altri aspetti più pragmatici. Quello che vi propongo è un percorso fatto di domande, una prima parte da rivolgere a se stessi e, se avete il ruolo di leader, un’altra dedicata al vostro team. Rispondere vi servirà ad identificare più chiaramente e “umanamente” i vostri obiettivi.
Domande per sé stessi
- “Qual è la ragione profonda che mi porta a fissare questo obiettivo?” È la prima domanda da porsi dopo aver esplorato in cosa credi (come suggerito alla fine del paragrafo precedente). Se la risposta che otterrai è troppo legata al tuo ego, viene da un posto “fuori” da te oppure è poco coerente con valori e motivazioni profonde, allora chiediti se vale davvero la pena proseguire oltre.
- “Quanto tempo sono disposta a dedicare a questo obiettivo e in quanto tempo desidero realizzarlo?” Se conosci le regole di formulazione degli obiettivi sai che la scadenzabilità è fondamentale. Il tempo però è una misura soggettiva, ci parla della qualità della nostra vita, dei suoi ritmi. Rispondi a questa domanda tenendo in mente prima di tutto il tuo benessere.
- “Una volta raggiunto l’obiettivo come saranno trasformate le relazioni con coloro che avrò coinvolto nel percorso?” Nessuno è un’isola; per raggiungere i tuoi obiettivi dovrai relazionarti, convincere, dialogare e forse superare qualche conflitto. Le persone che ci stanno a cuore dovrebbero in qualche modo godere del tuo successo.
- “A cosa sono disposta rinunciare per questo obiettivo?” Ogni cosa ha un prezzo che presto o tardi dovremmo corrispondere. Chiediti allora cosa e quanto ti costerà, adesso ed in futuro, questo obiettivo per capire se davvero te lo puoi/vuoi permettere.
- “Cosa mi verrà in aiuto e cosa mi ostacolerà?” Ci sono abilità interne ed esterne necessarie per raggiungere ciò che ci prefissiamo. Amici o nemici, supporti e zavorre sono da tenere in considerazione e valutare prima di partire per il viaggio, fatte salve le sorprese che inevitabilmente ogni cammino porta con sé.
Domande per la squadra
- “Abbiamo le competenze e le capacità per raggiungere l’obiettivo?” Conoscere il proprio team, i suoi limiti e i suoi punti di forza, è necessario per individuare un livello di sfida che sia davvero motivante. Eviterai frustrazioni o pregiudizi che innescherebbero facili alibi per non provarci nemmeno.
- “La nuova meta andrà in conflitto con altri obiettivi?” Un team di lavoro ha molte sfide da mandare avanti; più le priorità sono chiare meno si rischia il conflitto tra obiettivi. Fai comunque attenzione a non mettere troppa carne sul fuoco!
- “Siamo tutti in grado di descrivere l’obiettivo in modo chiaro e coerente?”. Se un obiettivo è troppo complesso, si trasforma a seconda di chi lo sta descrivendo oppure semplicemente non è chiaro, le chance di successo si riducono. Verifica nel tempo la risposta a questa domanda aiutando chi ha la memoria corta.
- “Ognuno di noi trova vantaggioso il risultato che otterremo?” Adam Smith sosteneva che il miglior risultato si ottiene facendo affidamento sull’interesse personale. Per molti è ancora vero quindi occupati di costruire obiettivi che facciano dire al maggior numero di persone “Ok ci sto!”.
- “Possiamo suddividerlo in livelli di responsabilità e fasi misurandone il raggiungimento per gradi?” Se la sfida è particolarmente semplice potrebbe non essere necessario porsi questo quesito ma un indicatore che possa far dire “obiettivo raggiunto” sarà sempre necessario. Questa domanda ti farà anche riflettere sul livello di delega che sei disposta a concedere alle persone che lavorano con te.
Dopo aver compilato il questionario per la prima volta, le risposte potrebbero non soddisfarvi pienamente. Lavorate allora per modificare e adattare l’obiettivo fino a che esse siano allineate con ciò che davvero cercate. Potrebbe richiedere un po’ di tempo ma consideratelo un investimento necessario per raggiungere il traguardo.
Successo e fallimento nel perseguimento degli obiettivi
Così come esiste un lavoro di analisi preventivo per disegnare obiettivi rispettando sé stessi e il team, è altrettanto necessario soffermarsi poi per gestire successi e sconfitte. La volontà di noi esseri umani si attiva o si spegne in proporzione ai feedback che riceviamo. Fare complimenti, muovere una critica costruttiva, accogliere e gestire un errore sono capacità fondamentali perché in grado di rinforzare o indebolire i muscoli della volontà.
Celebrate in modo diretto, circostanziato, senza esaltazione ma fatelo. Stessa cosa per le critiche, la cui caratteristica primaria deve essere la possibilità data all’altro di rimediare e correggersi.
| partem claram semper aspice |
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