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di Alberto Aleo

Nella mia vita precedente, quella da dipendente d’azienda, mi è capitato di fare molti colloqui. L’esperienza mi ha insegnato che, quando si parla di interviste di lavoro, tre cose sono fondamentali:

  • procurarsele;
  • fare una buona impressione;
  • valutare e non solo farsi valutare.

Trovare lavoro è un lavoro, ed in particolare è un lavoro commerciale che ha molte cose in comune con la ricerca di un cliente e il primo contatto.


Se state cercando lavoro quindi vi consiglio prima di tutto di generare una lista di aziende con le quali vi piacerebbe entrare in contatto, poi di profilarle raccogliendo dati utili a valutarne l’attrattività e la rispondenza con il vostro profilo e ancora di costruire la strategia di abbordaggio, cercando nel vostro network di relazioni qualcuno che possa accreditarvi o darvi il nome giusto a cui rivolgersi.

Il miglior modo di presentarsi ad un’azienda è a mio avviso l’auto-promozione fatta personalmente e dal vivo.

porta

Photo by Pexel

Vi consiglio quindi di usare l’email esattamente come fareste per un cliente che non avete mai incontrato: cercate di incuriosirlo con l’obiettivo di fissare un appuntamento, ma non affidate a questo mezzo “freddo” il compito di parlare di voi!

Anche il telefono va usato con lo stesso scopo. Lo so che è difficile superare i filtri e ottenere un colloquio conoscitivo, ma rileggetevi i consigli di Alice a tal proposito (post telefonata commerciale 1) e puntate ad un incontro: nessuno vi assumerà mai per corrispondenza ne prenderà in seria considerazione la vostra candidatura senza prima avervi incontrato.

Una volta che sarete di fronte ad un rappresentate dell’azienda dovrete capire se è lui che può prendere la decisione di assumervi e, nel caso non fosse così, ricordatevi che da quel momento il vostro obiettivo è farvi presentare il capo. Non dovete quindi convincere chi vi sta davanti ad assumervi (non può farlo) ma solo allearvi con lui perché trovi utile farvi accedere all’ufficio di direzione per un ulteriore colloquio.

Quando finalmente sarà il capo ad accogliervi dimostrategli che avete fatto i “compiti a casa” cioè che avete preso informazioni e conoscete la sua azienda. Non siate generici sulle vostre competenze ma raccontategli cosa potreste fare per lui grazie a ciò che sapete e alla vostra esperienza. Fategli capire che avete scelto lui e la sua organizzazione per un motivo preciso e non che vi va bene tutto e siete dei disperati al centesimo colloquio. Esagerate con le domande, stimolando il vostro uomo a parlare di sé e del suo lavoro, cercando di capire esigenze e motivazioni che lo hanno portato alla scelta di assumere. Prendete il controllo della situazione dicendo “vi richiamerò entro una settimana per sapere come procede l’assunzione” ovviamente fate tutto con il dovuto garbo.

colloquio

Ma la cosa forse più importante è ricordarsi che oltre ad essere valutati, siete anche lì per valutare.

Se vi assumono infatti dovrete passare molte ore a svolgere quella mansione, accanto a quelle persone e seduti in quegli uffici. Io, quando ho potuto farlo, ho sempre guardato le cose anche da questo punto di vista. E più di una volta mi è successo di dover dire, almeno mentalmente:

Mi spiace la sua Azienda non ha superato il colloquio!

Sembra una battuta ma è proprio così, soprattutto di questi tempi. Il mercato del lavoro in recessione trasforma apparentemente ogni opportunità in una “buona opportunità” ma se non volete collezionare delusioni, traslochi e trasformare il vostro curriculum in un mosaico di lavori brevi, inflazionandolo agli occhi dei selezionatori, vi consiglio di valutare con attenzione anche questo aspetto.

Io ho detto di no all’imprenditore che mi accolse in un container dicendomi che quello sarebbe stato il mio ufficio ma “solo temporaneamente”, al direttore generale che mi ha fatto portare il caffè da un’anziana segretaria cui lui – nonostante avesse la metà degli anni – dava del “tu” facendosi però dare del “lei” o all’addetto al personale che mi fece fare un’ora e mezza d’anticamera, senza neanche scusarsi. Tante altre volte poi avrei dovuto dire “no” ma mi è mancata la lungimiranza o il coraggio di fidarmi del mio istinto: è andata come avevo intuito che sarebbe andata fin dall’inizio.

Passiamo più di 2/3 del nostro tempo da svegli sul posto di lavoro e rinunciare a prendere parte alla decisione di come impiegarlo e con chi è il peggior errore nel quale possiamo incappare.

Se siete incerti sul da farsi ma avete bisogno di lavorare, piuttosto accettate un lavoro a progetto o a tempo determinato: farete esperienza, vi chiarirete le idee e sarete più liberi di cambiare. E state tranquilli, l’unica vera certezza di questo mondo in evoluzione è essere sicuri della propria professionalità e amare il proprio lavoro facendolo al meglio: il resto sono favole da politici e sindacalisti.

| partem claram semper aspice |

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

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