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di Luca Giorgetti

«Scusate il ritardo, ma c’era traffico».
«Scusa se non ti ho risposto, ma avevo da fare».
«No, mi dispiace, non riesco a venire all’appuntamento perché ho già troppi impegni».
«Non ho tempo», «non riesco», «non posso proprio»
…devo continuare o abbiamo tutti capito di cosa stiamo parlando?

Stiamo parlando di trovare delle scuse, quelle piccole giustificazioni che raccontiamo a noi stessi e agli altri per toglierci da certi impicci. A volte sono grossolane, altre ben studiate, ma una cosa è certa: a nessuno piace riceverle e tutti ne abbiamo qualcuna sempre a portata di mano nella nostra cassetta degli attrezzi, che ci piaccia o no.

Qual è dunque la giusta attitudine nei confronti delle scuse? Esploriamo insieme l’argomento.

trovare delle scuse

Photo by marianne bos on Unsplash

Trovare delle scuse, un’abitudine ormai dilagata

Prima di scrivere questo articolo il quale, ci tengo a precisare, riporta principalmente le esperienze personali vissute all’interno del team di Passodue, ho fatto una ricerca online sul tema delle scuse. È stato interessante trovare super indicizzati degli articoli riguardanti il come inventarsi delle scuse credibili. Questo ci dice una cosa: non possiamo fingere di non usare scuse. Insomma, non possiamo inventarci una scusa per dire che non usiamo scuse (bella questa eh?). Le usiamo punto e basta, per cui fanno parte ormai del nostro bagaglio sociale e culturale.

Ma attenzione: non è detto che se la maggior parte delle persone si comporta in un certo modo allora quello sia il comportamento giusto!

Come dovremmo dunque comportarci? Nella mia esperienza lavorativa e privata ho avuto modo di incontrare tante persone ed avere anche scambi molto profondi. In queste occasioni ho potuto anche sondare quali possono essere i diversi approcci al tema delle scuse. 

trovare delle scuse

Photo by Paola Aguilar on Unsplash

Scuse vs responsabilità

Rispetto al tema delle scuse, le persone – se interrogate – generalmente dichiarano di adottare uno di questi tre macro-approcci:

  1. Non uso mai scuse;
  2. Le uso solo in casi di estrema necessità;
  3. Le uso regolarmente per migliorare la qualità delle relazioni.

In quali di queste tre categorie ti ritrovi? (lo so, sono semplificazioni, ma proviamo a giocare insieme).

Se hai risposto 1: ti invito a fare attenzione: non è che le usi lo stesso e non te ne accorgi? Le scuse più difficili da riconoscere sono quelle che raccontiamo a noi stessi. È molto probabile che siamo diventati ciechi a certe nostre dinamiche interiori.

Se hai risposto 2: ti invito a farti la domanda: cos’hanno in comune questi casi di estrema necessità tra loro? È probabile che le usi per non affrontare certi tipi di situazioni ricorrenti: ad esempio per non entrare in conflitto, per non ammettere di aver commesso un errore, per non sobbarcarti troppe responsabilità e così via.

Se hai risposto 3: ti faccio i complimenti per la sincerità (che paradosso!), ma ti invito anche a riflettere: davvero le scuse migliorano la qualità delle relazioni? Quanto è facile che gli altri caschino nelle scuse che ci inventiamo e quali sono invece le probabilità che ci scoprano? E come si comporteranno una volta che ci hanno scoperti? L’uso delle scuse è suadente perché ti dà l’illusione di essere in controllo della situazione, quando invece non è così.

Le scuse sono comode, anzi comodissime. A tal punto che qualcuno è arrivato addirittura a ritenerle un elemento indispensabile nella propria attività lavorativa.


Ma le scuse uccidono le relazioni ed ogni lavoro è fatto di relazioni.


L’utilizzo di scuse è inversamente proporzionale alla nostra disponibilità ad assumere un atteggiamento responsabile. Ed è solo attraverso un atteggiamento responsabile che avremo modo di crescere. Diversamente ci ritroveremo progressivamente rinchiusi in degli spazi sempre più piccoli.

Anche dire «dare questa risposta o risolvere questo problema non è di mia competenza» è a tutti gli effetti una scusa, un alibi per scansare un impegno. Le scuse più frequenti sono proprio quelle “fatte in buona fede”. Perché? Perché se una persona si è rivolta a me per risolvere un problema, è mia responsabilità prendermi carico anche solo di un piccolo passo verso la sua soluzione: che si tratti di adoperarmi in prima persona o agevolare l’incontro con chi sarà in grado di aiutare concretamente.

alibi

Photo by Arnel Hasanovic on Unsplash

Come comportarsi con gli alibi degli altri

Una volta che abbiamo capito che anche noi usiamo delle scuse e che queste ci rendono progressivamente più deboli e poco credibili agli occhi degli altri, potremmo domandarci: come approcciarci alle scuse altrui, magari quelle di un cliente?

Ti sarà capitato molte volte di riconoscere chiaramente l’uso di scuse da parte dell’altro.

Ecco le riflessioni che mi sento di stimolarti:

  • Puoi non rispettare la scusa, ma è importante che rispetti la persona. Se quella persona sta usando una scusa c’è un motivo.Tu puoi ipotizzarlo ma non puoi essere certo di conoscerlo. 
  • Usa delle domande. Spesso le scuse degli altri ci fanno innervosire. Usa delle domande, se possibile aperte, per creare empatia e verificare la disponibilità dell’altro ad essere più sincero.
  • Crea un ambiente favorevole alla sincerità. Spesso la nostra quotidianità lavorativa assomiglia più a una giungla che ad un ambiente umano. Sii l’esempio di persona integra, disponibile ed umana che vorresti incontrare per strada. Attirerai persone che risuonano con te.

Concludo questo articolo con questa semplice indicazione:


se trovi insopportabili le scuse degli altri, è possibile che tu stesso abbia bisogno di ridurre la frequenza con cui usi delle scuse.


Quando questo problema sarà risolto, semplicemente non attrarrai più persone che fanno delle scuse il loro ordine del giorno. Ti auguro di contribuire a costruire una realtà lavorativa più responsabile, onesta e umana!

| partem claram semper aspice |

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Passodue, studio di consulenza e formazione, nasce nel 2012 dalla volontà di Alice Alessandri e Alberto Aleo di unire le loro esperienze per dare una svolta alla vita personale e professionale. Il progetto è basato sull’idea di cambiare la forma mentis del mercato rispetto ai concetti di “vendita”, “marketing” e “leadership” dimostrando che fare business eticamente si può e può essere assolutamente efficace.

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