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di Alice Alessandri

Leggendo il titolo probabilmente hai pensato “ci sarà stato un errore di digitazione: come possono proprio le responsabilità renderci liberi?”; in effetti siamo abituati a credere il contrario ovvero che liberarsi dal peso delle responsabilità contribuisca alla nostra libertà. Per dare significato a questo apparente ossimoro dobbiamo fare un viaggio nella nostra esperienza quotidiana di formatori. In aula incontriamo giovani arrabbiati con il mondo, professionisti infuriati con il mercato e venditori pronti a incolpare i clienti dei loro insuccessi. Social network e televisione sono pieni di lamentele e accuse; incrociando anche casualmente un dialogo tra “addetti ai lavori” ti accorgerai che spesso è riducibile ad un susseguirsi di colpe e ragioni al di fuori dei protagonisti. Nel pensiero comune dunque non abbiamo la “responsabilità” di quello che accade intorno a noi e del mondo in cui viviamo, ma nonostante questa “liberazione” dal peso dell’onere, la situazione pare rimanere bloccata! E se il rapporto tra assenza di responsabilità e libertà non fosse così diretto?

Il benaltrismo

Cerchiamo allora un modo diverso di operare, che ci permetta davvero di essere padroni della nostra vita e dei suoi risultati. Quando inizi ad osservare gli eventi da un nuovo punto di vista, provando ad agire e a prendere su di te qualche responsabilità operativa, ti senti dire da chi è abituato a incolpare gli altri (società, datore di lavoro, sfortuna, governo, cavallette, alieni ecc..) “No, non è possibile, ci vuole ben altro!!!”. Questo atteggiamento è così diffuso da aver dato vita ad un azzeccato neologismo: il benaltrismo. A ben guardare il benaltrismo cela la paura di sentirsi causa di ciò che accade, di essere ingiustamente colpevolizzati o, forse, di essere costretti a rimboccarsi le maniche e agire un cambiamento che ci costringerà ad abbandonare la nostra zona di confort.


La conseguenza più immediata nel porre la responsabilità di ciò che ci accade fuori da noi è quella di mettere fuori portata anche le soluzioni.


Così facendo dimentichiamo qual è il nostro vero obiettivo come essere umani: evolvere verso la felicità e non certamente trovare alibi per non esserci riusciti.

Chiedi e ti sarà dato

Nel suo Vangelo, Matteo attribuisce a Gesù questa frase che ci ricorda come per far “succedere” i nostri desideri sia necessaria la volontà. Più tardi la fisica quantistica ha insegnato che il solo atto di osservare un sistema lo modifica. Tutto ciò ci fa riflettere su quanto le nostre azioni (e i nostri pensieri) incidano sui risultati. Siamo dunque noi stessi i “colpevoli” di tutto il “brutto” che ci circonda? No, ma come ci ricorda il nostro amico Roberto Gavioli, la vita è un drugstore perfetto: ti consegna sempre esattamente quello che hai chiesto e che ti è necessario per la tua evoluzione. Il problema è che spesso non siamo consapevoli di cosa stiamo chiedendo e di cosa ci serve realmente per evolvere. Restiamo così spiazzati pensando che quello che ci accade sia ingiusto, non impariamo nessuna lezione, credendoci vittime di un complotto ordito dall’universo contro di noi.

Prendersi la responsabilità

Se impariamo a interrogarci nel profondo su ciò che ci succede, ricercando un modo di reagire e di affrontare gli eventi, allora si che saremo pienamente liberi in grado cioè di portare il cambiamento nell’unico luogo in cui possiamo essere davvero felici e appagati: dentro noi stessi! Finchè ci ostineremo ad accusare gli altri con l’assurda pretesa che siano essi a cambiare per migliorare la nostra condizione, allora la nostra vita – sia nell’ambito personale che lavorativo – diventerà una prigione. Lasciando agli altri il privilegio dell’azione perdiamo il nostro potere creativo: la vera scintilla divina che ci è stata donata. Le responsabilità, una volta conosciute, indagate e vissute come un’opportunità, invece di inchiodarci alla realtà ci permettono di agire per contribuire a trasformare il nostro mondo in quel posto meraviglioso che tanto sogniamo.

“Non è sempre nostra la responsabilità di ciò che ci accade ma lo è sempre decidere come reagire: prenderne consapevolezza ci rende liberi”.

| partem claram semper aspice |

Le foto utilizzate – là dove non siano di proprietà della redazione o dei nostri ospiti – sono acquistate su Adobe Stock e IStockPhoto o scaricate da piattaforme come UnSplash o Pexels.

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Consulente e formatrice di professione mi definisco un “informatico anomalo”: laureata in Scienze dell’Informazione sin da subito mi sono indirizzata verso il settore della comunicazione interpersonale. La mia esperienza di oltre 10 anni come imprenditrice mi ha permesso di gettare le basi per quello che sarebbe diventato il mio progetto più importante, Passodue: società di consulenza e formazione che combina profitto ed etica, successo professionale e felicità. Con Alberto aiuto le aziende a compiere il loro secondo passo verso un successo fondato sull’etica e le relazioni.

Questo articolo ha 6 commenti

  1. Dal paradiso all'inferno, e ritorno - Diario di un Consulente - Passodue ha detto:

    […] ai minimi termini abbiamo comunque avuto la forza di reagire e man mano riprendere a investire per innovare i nostri software e arricchire i nostri […]

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