Ascolta
Getting your Trinity Audio player ready...
|
Si parla ormai da anni di intelligenza artificiale (AI), ma per molti rimane un concetto oscuro, distante e difficilmente afferrabile. Soprattutto non apertamente fruibile, se non in maniera indiretta (e forse anche un po’ fastidiosa) attraverso i servizi assistenza di aziende tecnologiche come quelle operanti nel mercato della telefonia che ci costringono a parlare con ottuse voci elettroniche.
Quella fase è finita. Da adesso praticamente tutti potranno accedere attivamente ai benefici dell’intelligenza artificiale e questi sono incalcolabili! È troppo tardi per indignarsi o rimanere titubanti all’idea di farne uso. Pensare di poter procedere nel futuro senza AI è l’equivalente odierno di vivere senza internet. Riuscireste a lavorare senza connessione, messaggistica istantanea, motori di ricerca, etc? Personalmente, da quando ho iniziato ad utilizzare alcuni degli strumenti di cui vi parlerò, non vi è più riunione o progetto che prescinda dall’utilizzo di una qualche intelligenza artificiale.
La fine della creatività?
Vuoi scrivere un articolo per il tuo blog. Cerchi su Google ChatGPT, con un click ti si apre una finestra in cui puoi domandare ciò che vuoi e l’intelligenza artificiale ti risponderà. “Scrivimi un articolo di 800 parole, con introduzione, tre paragrafi ed una conclusione sul tema dell’AI e di come questa cambierà il mondo”. Premi invio. ChatGPT in un minuto ti ha scritto l’articolo. Rimani basito: ti trovi di fronte ad un italiano corretto, con dei contenuti interessanti e che rispettano le tue richieste. Provi ad inserire nuovamente il prompt (il comando da dare all’AI) e viene fuori un nuovo articolo, completamente diverso, altrettanto valido. Azzardi allora nuove richieste “Inserisci più riferimenti bibliografici”, e quella che ormai la tua nuova preziosa amica lo fa fornendoti finanche delle scelte di titoli accattivanti. Provare per credere.
Questo era “solo” ChatGPT. Ma se volessi crearmi un logo o delle immagini suggestive per arricchire il testo potrei rivolgermi a Midjourney. Se, esagerando, volessi poi creare un tutorial, in cui c’è una persona in video che legge il testo in modo convincente potrei rivolgermi a Synthesia (sì, esatto: ti crea una persona che non esiste e che interpreta ciò che tu hai scritto). Poi AI che creano app su misura a seconda della tua richiesta, che generano slideshow, organizzano l’agenda, editano i video, creano musica (e pure bella!) e così via. Tutto facilmente reperibile sul web.
E allora io che ci sto a fare se può benissimo farlo una macchina al posto mio? Quante volte nella storia dev’essere stata detta questa frase!
Per rispondere alla domanda che è a titolo di questo paragrafo: secondo me no, non è la fine della creatività.
Si apre invece una nuova finestra ed è bene varcarla con saggezza.
Da content creator a prompter.
Quando alla fine dell’introduzione vi ho parlato del fatto che in futuro non potremo prescindere dall’uso attivo della AI nella nostra realtà lavorativa, non sto parlando di un futuro lontano. La rivoluzione avverrà entro pochi anni! Da cosa si capisce? Dal fatto che i colossi di Big Data stanno entrando nel mercato uno dietro l’altro. Microsoft sta testando l’applicazione di ChatGPT per incorporarla in Bing, il suo motore di ricerca. Google farà a breve uscire Google Bard, un temibile competitor forte della quantità incalcolabile di dati di cui dispone. Amazon farà la stessa cosa e dietro tutti gli altri. La portata di queste mosse non è ancora afferrabile.
Ciò che è certo è che ci sarà una corsa all’utilizzo fruttuoso di questi nuovi strumenti. Come in tutti i grandi passaggi della storia, certi mestieri verranno sconvolti, altri decolleranno, altri ancora nasceranno dal nulla. Se una volta per avere la rappresentazione del proprio volto occorreva un pittore, nel tempo è diventato possibile rivolgersi anche a un fotografo. Se una volta era imprescindibile un maniscalco per ferrare gli zoccoli dei cavalli, oggi troviamo meccanici che aggiustano automobili. Chi ha mandato l’uomo sulla luna compilava interminabili fogli di calcoli, oggi tutto questo è delegato a dei software. E così via.
Senza dubbio una competenza che sarà richiesta a chi crea dei contenuti sarà quella di diventare dei bravi prompter, ovvero delle persone capaci di estrapolare informazioni da quella densissima sorgente di dati che è una AI..
Questo cambiamento ci obbliga a domandarci:
- Cosa di ciò che faccio potrà essere facilmente sostituito da una AI? Che implica la sotto domanda: cosa so fare io meglio di qualsiasi intelligenza artificiale?
- In che modo posso utilizzare queste novità all’orizzonte per rivoluzionare il mio lavoro e reinventarmi?
Etica ed intelligenza artificiale.
Il dilemma etico di fronte al quale ci troviamo è sia intimo che sociale. Ormai sempre più persone si rivolgono all’AI per confessare i propri sentimenti, “farsi ascoltare”, ricevere consigli e rielaborare i propri sentiti interiori. Anche gli psicologi sottopongono i propri casi all’AI e questa restituisce loro teorie e suggerimenti terapeutici.
Tutto ciò deve spingerci a chiederci:
L’intelligenza artificiale può sbagliare?
La risposta secondo gli esperti è “Sì, e pure spesso.” Ergo, non possiamo delegarle tutto.
Ancora:
L’AI è in buona fede o restituisce risposte condizionate profondamente dai suoi sviluppatori? Ancora una volta la risposta è affermativa. Essa può essere condizionata.
Non è fantascienza, è attualità. Stiamo vivendo un periodo storico in cui siamo obbligati a mettere in discussione il nostro antropocentrismo per come l’abbiamo vissuto fino d’ora. Saremo obbligati, anche nel business, a ragionare sui concetti di Anima, Spirito e tutto ciò che ci distingue di fatto da una macchina, introducendo definitivamente idee come quella del capitale spirituale e del soul management. E questo, a mio personale avviso, non può che essere un bene.
P.S.
Se ve lo state chiedendo no, non è stata l’AI a scrivere questo articolo. Tutto fatto di mio pugno. Stamattina ho deciso di andare a lavoro a piedi. Domani potrei decidere di andare in macchina. Dopodomani potrei farmi dare un passaggio e fare un po’ e un po’.
Sono in arrivo nuovi comfort su cui appisolarci o nuove vette da scalare oltre le quali scorgere un orizzonte più ampio. A noi la scelta.
| partem claram semper aspice |
Le foto utilizzate – là dove non siano di proprietà della redazione o dei nostri ospiti – sono acquistate su Adobe Stock e IStockPhoto o scaricate da piattaforme come UnSplash o Pexels.
Ti è piaciuto questo articolo e vuoi approfondire i temi?
Scopri il nostro quarto libro "Guida alle Motivazioni d’Acquisto", scritto a otto mani insieme a Luca Giorgetti e Serena Calderoni, e curato da Giovanna Rossi.
L'obiettivo di questo libro è rendere accessibili le teorie che analizzano e decodificano i meccanismi d’acquisto dei clienti, fare sì che venditori ed esperti di marketing possano utilizzarle in modo proficuo e corretto, infine anche in un contesto di mercato rispettare la diversità e complessità che ci contraddistinguono come esseri umani.
Questo articolo ha 0 commenti