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da un colloquio con Fabio Pornaro

Qual è il futuro delle aziende italiane? Si può coniugare il sapere artigiano, che ha sempre contraddistinto le nostre produzioni nazionali, con le dinamiche dei nuovi mercati? In cosa consiste davvero il vantaggio dell’italianità e come sfruttare al meglio il valore differenziante che ne deriva? O ancora La Bellezza salverà l’Italia? come recitava il titolo di in un articolo di qualche tempo fa. Lo abbiamo chiesto a Fabio Pornaro, imprenditore creativo socio fondatore di Acrobatik, che tra le sue tante attività segue anche le aziende nella fase di costruzione del modello di business e approccio al mercato, aiutandole in quel processo universalmente conosciuto come Start-up. Lasciamo quindi la parola a Fabio.

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L’innovazione con la I maiuscola

“Anche nel nostro paese molti credono nel mito dell’innovazione a tutti i costi come se questa fosse lo scopo finale di ogni attività in azienda o la panacea per far ritrovare vigore all’economia affaticata. Io sono convinto invece che essa sia un mezzo per affermare il nostro valore differenziante e che per svolgere bene il suo ruolo debba rispettare altri due principi anch’essi contraddistinti da una “I” maiuscola: Italianità e Identità” afferma Pornaro. Le nostre aziende sono caratterizzate dal saper fare, dall’artigianalità, dalla cura dei processi e dalle tradizioni, tutte cose che vanno riconosciute e valorizzate per essere poi messe a sistema con quanto di più tecnologico e digitale oggi il mondo dell’innovazione può offrire.

Il Vantaggio dell’italianità

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Le tre categorie più ricercate all’estero, per quanto riguarda il Made in Italy, sono Fashion, Forniture e Food settori dove l’innovazione tecnologica è presente ma non è la sola protagonista. Le aziende che li popolano sicuramente hanno bisogno del mondo dei social e di Internet per divulgare prodotti e servizi, ma non è in questi strumenti che può risiede il vero vantaggio dell’italianità. “Una fattura eccellente di un mobile dal design particolare, una scarpa originale realizzata con maestria da una famiglia di calzolai che si tramandano il sapere da cinque generazioni, ecco quello che il mondo ci invidia e ci chiede!” dice Fabio. Non significa per forza rimanere artigiani legati a dinamiche da “old economy”: nel nostro caso il digitale deve essere uno strumento per cogliere le opportunità della “contemporaneità” che non esclude l’approccio analogico ma lo completa.

Da Start-up a Stand-up

“Chi investe oggi è alla ricerca dell’applicazione rivoluzionaria, dell’idea tecncologica geniale, del social del futuro in grado di moltiplicare in pochi mesi i suoi soldi, ma il vantaggio dell’italianità per trasformarsi in successo e in opportunità di guadagni, a mio avviso, richiede un altro approccio. Imprenditori e investitori italiani sono seduti su un tesoro di tradizioni, d’identità e saperi inestimabili, pochi però sembrano accorgersene”. E’ la stessa distrazione che non permette di valorizzare il nostro territorio ricco di paesaggi incredibili e capolavori artistici. Stiamo tutti cercando nel posto sbagliato insomma! “Gli investitori puntano a guadagni facili e veloci per questo sembrano solo interessati a scovare chi inventerà Facebook 3.0, cosa che in Italia probabilmente non accadrà”. Oltre che cercare dei novelli Steve Jobs in giro per i garage, i Venture Capitalist (coloro che hanno fondi da investire in nuove imprese n.d.r.) dovrebbero concentrarsi sulle imprese artigiane che popolano il nostro territorio, allora si che scoverebbero talenti fantastici nascosti nelle botteghe su cui vale la pena scommettere. “Per questo in Acrobatik parliamo più di Stand-up che di Start-up Company, intendendo aziende che già esistono ma che hanno solo bisogno di ridefinire il loro approccio al mercato adottando un mix fatto d’identità e strategia, pianificazione e finanza, comunicazione e comunità, allineamento e moltiplicazione. Ci crediamo così tanto che insieme ad altri imprenditori stiamo varando Piano-A un progetto che aiuterà concretamente le Stand-Up italiane ad aggredire il mercato globale”.

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Lo stile di Fabio ricalca le sue idee: provocatorio e intelligente, elegante e trasgressivo allo stesso tempo. Lui e la sua azienda non inseguono un modello precostituito e, coerentemente con questo approccio, anche ai loro clienti suggeriscono di tracciare nuove strade che mettano a sistema le loro peculiarità senza paure e senza compromessi. D’altronde, come abbiamo anche ricordato nell’articolo dedicato all’Analisi SWOT, anche i nostri difetti a volte possono diventare elementi d’identità e differenziazione.

Le foto utilizzate – là dove non siano di proprietà della redazione o dei nostri ospiti – sono acquistate su Adobe Stock e IStockPhoto o scaricate da piattaforme come UnSplash o Pexels.

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Dal paradiso all'inferno, e ritorno - Diario di un Consulente - Passodue ha detto:

    […] è cresciuta solida e con costanza, superando innumerevoli difficoltà di ogni genere, come ogni imprenditore italiano ha imparato sulla propria pelle. Fare impresa da noi è un lavoro particolarmente difficile, molto […]

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