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di Alice Alessandri

Da qualche settimana è disponibile in tutti i paesi la versione in lingua inglese del nostro libro Business in Love con un titolo molto affascinante Engaging the Heart in Business: A Revolutionary Market Approach Based On Love in italiano “Metti il cuore nel lavoro: un approccio rivoluzionario al mercato basato sull’amore”.

Colgo dunque l’occasione per riflettere insieme a voi sulle ragioni che ci hanno spinto a scrivere il testo, connesse profondamente ai cambiamenti sociali ed economici che stiamo vivendo – tra i quali anche la pandemia, il lockdown, l’affermarsi dello smart working – e al modo di affrontare le sfide cogliendone le opportunità evolutive.

L’essere umano al centro del business

Già da qualche anno in libri, convegni e stampa specializzata si parla di mettere l’uomo al centro delle dinamiche dei mercati: ma cosa significa realmente e cosa possono fare le aziende perché questo non resti solo un affascinante slogan?

La prima considerazione è che ogni lavoratore è prima di tutto una persona fatta di corpo, testa e cuore; nessuno di questi elementi può essere messo da parte. Ma nelle organizzazioni quello che più spesso viene dimenticato è proprio il cuore. Quanti manager e imprenditori si lamentano di collaboratori poco motivati cui “alle 5 casca la penna di mano”, tranne poi trattarli come robot dotati “soltanto” di un corpo che deve seguire direttive e di una testa che vorrebbero poter controllare?


Una persona che va al lavoro lasciando l’anima a casa finirà per vivere come uno zombie e alla lunga smetterà di impegnarsi o – in un rigurgito di umanità – cambierà azienda alla ricerca di nuovi stimoli (una mansione differente, più benefit, …) che però avranno un effetto positivo solo momentaneo se scollegati dai suoi bisogni interiori.


L’essere umano al centro del business

Mettere l’essere umano al centro dell’esperienza d’acquisto o vendita, ad esempio, significa considerare che egli non ha solo esigenze materiali ma bisogni emotivi, sensibilità personali, paure e insicurezze: il venditore che lavora con il cuore dovrà allora sviluppare tutte quelle abilità definite “soft” – empatia, ascolto, capacità relazionale, cura, attenzione – che, proprio perché sono “morbide”, gli consentiranno di adattarsi al meglio ad ogni cliente/persona.

Sulla carta sembra facile eppure tanti stanno facendo fatica ad aprirsi a questa modalità di interazione; nel prossimo paragrafo capiremo insieme perché.

Protagonisti di una rivoluzione in atto

Osservando i nuovi scenari che si stanno delineando (lavorare per obiettivi, da casa incontrandosi in azienda sporadicamente) e le dinamiche che li caratterizzeranno cioè flessibilità, responsabilità individuale, valori e scopi condivisi, possiamo dire che è in atto una vera e propria rivoluzione. La trasformazione evolutiva però potrà giungere a pieno compimento solo se ciascuno di noi sarà in grado di accettare che la prima scintilla di cambiamento positivo deve accendersi dentro di noi.

cambiamento positivo


Business in Love/Engaging the Heart in Business parla a tutti coloro che vogliono essere attori di rinnovamento, che desiderano vivere la propria professione mettendosi in gioco pienamente, con il desiderio di lasciare il segno e contribuire al bene comune.


Per farlo è necessario partire dalla conoscenza di sé, riconoscere cosa si è in grado di dare attraverso il proprio lavoro e aprirsi a ciò che se ne riceverà, lasciandosi trasformare e coinvolgere dal processo essere-offrire-ricevere, per ripartire con un livello di consapevolezza maggiore.

Se guardiamo all’azienda come ad un organismo vivente – somma delle persone che ne fanno parte – possiamo applicare anche ad essa questo approccio circolare. È però fondamentale riflettere sul modello organizzativo adottato, sugli strumenti di marketing e sul vocabolario aziendale in uso.

Metti il cuore nel lavoro

Un modello di business basato sull’amore

Da quando nel 1967 Philip Kotler ha pubblicato la prima edizione di Marketing Management: Analysis, Planning, and Control, sono state spese innumerevoli parole per arricchire, rivedere e – in alcuni casi – confutare le sue tesi. C’era dunque bisogno di un altro libro sul tema? A nostro parere era importante scrivere un testo che aiutasse le aziende ad adottare un nuovo linguaggio – figlio di un nuovo punto di vista – quando si parla di clienti, collaboratori, fornitori, concorrenza, mercato, ristabilendo priorità, interazioni e paradigmi.

In Business in Love/Engaging the Heart in Business proponiamo di sostituire alla metafora della guerra (conquistare il mercato, sconfiggere la concorrenza, colpire il cliente-target) quella dell’amore (fare innamorare i clienti, rispettare la concorrenza competendo sul valore, valorizzare i collaboratori)

Loving Business Model

 

Su questo si impernia il Loving Business Model che partendo dall’essenza dell’azienda (Brand-Mission-Sistema d’offerta) analizza l’interazione con tutti gli attori e il passaggio di valore che tra essi avviene attraverso il Value Journey (che è la somma del customer journey e dell’employee Journey).


Non vogliamo suggerire un visione sdolcinata del business e della vita in azienda, bensì una vera e propria alternativa metodologica per ottenere risultati di piena soddisfazione per tutti.


Metti il cuore nel lavoro

L’essere umano è intrinsecamente vocato all’evoluzione e l’economia, in quanto scienza sociale, non può che accompagnare questa tendenza rinnovando i suoi modelli. Ecco perché noi autori, insieme alle istituzioni e alle organizzazioni che al di là e al di qua dell’oceano hanno collaborato alla ricerca di cui il libro è frutto, ci siamo impegnati per dare il nostro contributo così da aiutare aziende e professionisti a giocare un ruolo attivo nel cambiamento in atto.

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“Anche quando le difficoltà e le sfide ti metteranno alla prova ricordati che il cuore può venirti in aiuto. Se lavori stando bene con te stesso, amando ciò che fai, creando legami veri con le persone con cui collabori e mettendoti a servizio della società, puoi stai certo che i risultati non potranno che arrivare.”
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| partem claram semper aspice

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Consulente e formatrice di professione mi definisco un “informatico anomalo”: laureata in Scienze dell’Informazione sin da subito mi sono indirizzata verso il settore della comunicazione interpersonale. La mia esperienza di oltre 10 anni come imprenditrice mi ha permesso di gettare le basi per quello che sarebbe diventato il mio progetto più importante, Passodue: società di consulenza e formazione che combina profitto ed etica, successo professionale e felicità. Con Alberto aiuto le aziende a compiere il loro secondo passo verso un successo fondato sull’etica e le relazioni.

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