di Alice Alessandri e Alberto Aleo
Outsider è una parola inglese usata per definire quelle persone che, in modo inaspettato e con poche chance iniziali, eccellono in determinate situazioni. Sono coloro i quali, senza clamore e ostentazione, improvvisamente sorpassano tutti e tagliano per primi il traguardo o che, nonostante l’anonimato in cui versano, fanno sentire la propria voce riuscendo a coinvolgere folle. Gli outsider sono un tipo di leader, attualmente di moda, che a noi è sempre piaciuto e quindi conosciamo molto bene, tanto da essere diventati particolarmente diffidenti rispetto a certe facili imitazioni. Siamo infatti sicuri che ai risultati non si arrivi per caso e non basti essere sconosciuti e senza background per diventare dei veri campioni! Ecco allora qualche consiglio pratico per distinguere chi, pur sbucando dal nulla, può davvero fare la differenza.
Leader controcorrente
Se ci soffermiamo ad analizzare il passato di alcuni dei più famosi leader della storia, scopriamo che moltissimi di loro sono partiti proprio da una situazione di svantaggio, rimanendo nell’ombra fino al momento in cui il mondo si è accorto di loro. Non vorremmo essere blasfemi accostando nella stessa frase figure come Gesù, Steve Jobs, Nelson Mandela, Freddy Mercury, Ghandi, George Washington e Thomas Edison, ma davvero tutti hanno avuto in comune questo aspetto.
Ci verrebbe quindi da dire che il vero leader è un out-sider, perché la parola stessa contiene un seme di ribellione, di diversità che provenire da qualcosa di non convenzionale e non appartenente alle regole costituite. Essere leader significa infatti guidare gli altri oltre la condizione in cui si trovano, verso qualcosa che prima non c’era. Per farlo un vero outsider non potrà che adottare una visione nuova e originale che gli deriva dall’esperienza personale dell’essere stato, egli per primo, fuori dal sistema.
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Le caratteristiche di un vero leader
Possedere un background da outsider non è però condizione sufficiente a garantire di essere una vera guida. Ci è capitato di incrociare molte persone che con il loro carisma e successo hanno saputo influenzare in positivo chi gli stava intorno e per questo ci siamo fatti un’idea precisa delle caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere un leader degno di rispetto. La prima e più importante è lo spirito di servizio. Servire significa dedicarsi ad una causa che va oltre gli interessi personali o quelli della stretta cerchia dei propri accoliti. Servire significa anche dare prima ancora che ricevere, il che ci porta a considerare la seconda determinante qualità cioè quella di essere generosamente autentici.
Le grandi figure dell’umanità hanno sempre dato di più rispetto a quello che hanno ricevuto, evitando facili consensi ma portando il loro messaggio proprio tra coloro che erano più restii ad ascoltarlo. Hanno lottato e pagato per le loro scelte, rimanendo fedeli alla missione che si erano dati.
La cultura come eredità del leader
C’è un ultimo importante aspetto su cui vale la pena riflettere ed è la capacità di un vero leader di generare cultura.
La cultura di un gruppo è l’insieme di valori e credenze che ne influenza la visione del mondo, inspirando le azioni e i comportamenti.
Il rapporto tra cultura e leadership è molto stretto ed entrambe dovrebbero lavorare in modo sinergico per migliorarsi a vicenda. La vera eredità di un leader consiste proprio nell’aver contribuito ad evolvere la cultura e le abitudini di coloro al cui servizio si è messo. Solo così quando verrà meno la sua figura le persone continueranno a seguirne le tracce e altri leader si avvicenderanno. Vi consigliamo quindi di guardare a questo aspetto se vorrete riconoscere un vero capo, ponendovi una semplice domanda: quanta e quale cultura sta contribuendo a generare? Un espediente per semplificare la ricerca della risposta consiste nel prestare molta attenzione ai gesti e alle parole che egli in prima persona adotta.
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Il linguaggio è uno dei pilastri su cui si fonda la cultura di una società o di un popolo e non troverete mai comunicazioni negative, di odio, chiusura o divisione, nella bocca e nelle azioni di un vero campione dell’umanità.
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Solo la storia può veramente decretare il valore del contributo che abbiamo saputo dare al mondo. Il tempo spegne i fuochi fatui di chi si propone come guida magari avvantaggiandosi soltanto della forma esteriore dell’essere outsider; accende invece le luci su coloro che silenziosamente, senza proclami e auto-celebrazioni, cambiano le nostre vite per sempre.
PS Parlando di grandi leader che uscendo di scena lasciano un’eredità importante, vogliamo ricordare il Prof. Mike Hoffman, fondatore nel 1976 del primo dipartimento di Business Ethics di cui si abbia memoria. Grazie Mike per quello che ci hai lasciato e per la strada che hai saputo indicare. Riposa in pace.
| partem claram semper aspice |
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