Mai come in questi anni la cucina ha avuto tanta notorietà: programmi e canali televisivi dedicati, chef divenuti vere e proprie star, blog di food lovers, corsi per amatori, vacanze enogastronomiche e fotografie di piatti succulenti che invadono i social.
Anche la formazione aziendale è stata positivamente contagiata da questa passione per la cucina. Noi di Passodue organizziamo da diverso tempo attività formative in cucina, stimolati dalla mia passione per l’arte culinaria e dalle dinamiche che accomunano il personale dell’azienda alla brigata di cucina: un team, un gruppo di persone, impegnate a perseguire un obiettivo comune.
In questo articolo ti condividiamo le nostre conoscenze per organizzare al meglio una formazione di Team Cooking.
L’azienda in cucina: definire l’obiettivo
Pensando ad una giornata di formazione in cucina ci immaginiamo facilmente il piacere dei partecipanti di vedersi fuori dai ruoli istituzionali, muniti di grembiuli alle prese con pentole e fornelli. Sicuramente questo metodo formativo si adatta al lavoro sul team building: evidenzia le dinamiche di gruppo, rafforza la coesione e stimola lo spirito di collaborazione. Addentrandoci maggiormente nelle attività svolte dalla brigata di cucina possiamo scorgere altri campi e settori aziendali ai quali applicare questo tipo di formazione.
Pensiamo a quanto determinante può essere la definizione dei processi e dei ruoli, la gestione del tempo e delle priorità sia in cucina che in azienda. Possiamo ad esempio stimolare la capacità di approvvigionamento e rispetto dei budget dell’ufficio acquisti coinvolgendoli sin dal momento della spesa. Per gli addetti dell’ufficio Ricerca e Sviluppo si realizzano invece sfide culinarie improntate sulla creatività, mentre per i commerciali si può testare la capacità di curare la presentazione delle pietanze. In ogni caso è fondamentale definire con precisione l’obiettivo da perseguire con l’attività in cucina, perché da questo si orienta poi tutta l’organizzazione.
Come organizzare un Team Cooking
L’obiettivo che l’azienda si pone di perseguire attraverso la metafora della in cucina dovrà essere trasformato in azioni specifiche da due figure chiave: un trainer e uno chef. Il trainer dovrà esser capace di introdurre il gruppo all’attività e supervisionare la fase in cucina, cogliendo le dinamiche sottili che si creano tra persone catapultate in un ambiente diverso dalla loro quotidianità. Sarà compito suo anche la gestione del de-briefing, fondamentale per consolidare quanto appreso e aiutare i partecipanti a trasferire l’esperienza nel contesto aziendale.
Servirà poi uno chef disponibile e generoso, con grande spirito di collaborazione e possibilmente conoscitore delle logiche del business e delle dinamiche aziendali; queste attività infatti, non sono show cooking ma vera e propria formazione.
Chef e trainer decideranno insieme, in base agli obiettivi, la formula di team cooking da adottare. Ad esempio potrebbe essere chiesto ai partecipanti, divisi in gruppi, di preparare le medesime pietanze e verificare, in questo modo, come gli stessi ingredienti lavorati da persone diverse in modi diversi possano dare risultati differenti. In altri contesti si chiede ad ogni gruppo di preparare una portata così da realizzare, tutti insieme, una cena completa così come in azienda tutti i reparti contribuiscono, ognuno con la sua attività, alla soddisfazione del cliente finale.
La giornata lavorativa è spesso caratterizzata da imprevisti e cambi di programma: per allenare capacità di affrontare le difficoltà possono essere inserite prove inattese o “pressure test” come cambi di squadra e impossibilità di utilizzare alcuni strumenti di cucina.
Dal momento che imparare divertendosi è più produttivo suggeriamo di organizzare una competizione tra i gruppi così da stimolare l’impegno e il coinvolgimento. Chef e trainer, solitamente i “giudici” della gara, terranno conto non solo della bontà di quanto preparato e di come è stato presentato ma anche di come ogni gruppo ha lavorato in termini di organizzazione, ordine e coesione.
Dove e cosa cucinare: piatto ricco mi ci ficco
Un fattore rilevante per il successo di questa attività è la location prescelta che dovrà garantire la possibilità di curare la parte didattica, di cucinare in un ambiente predisposto e di poter poi gustare tutti insieme quanto preparato.
In Passodue, ad esempio, collaboriamo con Rita Cicognani, esperta del settore, ideatrice di Cook Academy e co-fondatrice di ICOOK Taste & Share, una scuola di cucina a Cesena al livello delle migliori in Italia, con le quali anche collaboriamo se il cliente lo richiede. Ma cosa cucinare? Uno dei momenti più divertenti e importanti è proprio la definizione del menù che dovrà tenere conto non solo di aspetti organizzativi (come la difficoltà, il tempo di realizzazione, la materia prima…) ma anche essere coerente con l’obiettivo dell’attività. Per “sciogliere” i conflitti si possono preparare piatti con ingredienti apparentemente in contrasto tra loro, mentre per stimolare l’armonia si prediligeranno preparazioni che richiedono di amalgamare bene gli ingredienti (flan, mousse ad esempio). Se l’obiettivo è mettere più cura nei dettagli si preparerà sushi o se volgiamo stimolare la pazienza e il rispetto del tempo si prepareranno lievitati e marinature.
A questo punto non resta che mangiare tutti insieme: lo potremo fare muovendoci tra i tavoli del buffet preparato da ogni gruppo o comodamente a tavola serviti dai propri colleghi.
| partem claram semper aspice |
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