di Alice Alessandri e Alberto Aleo
È una giornata grigia a Londra, come spesso capita a Dicembre, ma dentro le sale I-Tech della Ravensbourne University, dove si insegna Design e Innovazione, i colori sono sfavillanti, i visi arrossati e gli abiti di raso luccicanti. Si sta svolgendo un rito speciale in queste aule, la cerimonia di proclamazione dei diplomi di master e noi siamo qui perché Riccardo è tra i ragazzi che oggi si incammineranno verso una professione che li vedrà impegnati a reinventare il futuro. Questa sera però indossano la toga tradizionale con i colori dell’Università, coinvolti e partecipi, guardano i gesti del messo che maneggia con cura uno scettro ornato d’oro, simbolo della conoscenza, mentre il cerimoniere pronuncia le frasi di rito. Una riflessione nasce spontanea: che rapporto c’è tra innovazione e ritualità? Che ruolo possono ancora giocare i riti nelle nostre società ipertecnologiche?
Cosa sono e a cosa servono i riti
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- “Se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice … Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore.”
- “Che cos’è un rito?” disse il piccolo principe.
- “E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.”
Ci vogliono dunque i riti, insegna la volpe al principe, per godere a pieno di ciò che ci accade, per celebrare i momenti importanti della nostra vita ma non solo. Essi servono anche come base per la nostra evoluzione e danno solidità alle certezze dalle quali partire per spiccare il volo. Ecco perché in quasi tutte le società sono esistite cerimonie di passaggio dall’infanzia all’età adulta: che si trattasse di saltare da una rupe, affrontare una tigre o più semplicemente fare il servizio di leva, questi momenti permettevano al bambino di evolvere in adulto, di essere accettato e di accettare le regole di un mondo che poi avrebbe contribuito a migliorare.
Rito e innovazione
Ecco quindi qual è a nostro avviso il rapporto tra rito e innovazione: per cambiare veramente qualcosa dovremmo prima conoscerla a fondo, esercitando il nostro diritto-dovere di critica costruttiva, per promuovere poi azioni evolutive basate sul rispetto (non necessariamente sinonimo di accettazione). Certamente sono le persone a fare la differenza nel proprio percorso di crescita ma il rito aiuta ad accogliere e ancorare profondamente le emozioni dei momenti che hanno caratterizzato il cammino, direzionando i passi dal presente al futuro. Accoglienza e ancoraggio sono due azioni importanti quando ci confrontiamo con gli altri, che la ritualità ci aiuta a gestire.
Creatività e tradizione
Pensate ad un amico ospitale, ai gesti che usa per mettervi a vostro agio e al piacere che provate nel solo ricordarli: tutto ciò accade perché siete al centro di una vera e propria, seppur spontanea, “cerimonia” indetta in vostro onore! Cerimonialità e riti possono anche essere usati nel rapporto con i clienti (l’accoglienza nella vostra sede, lo stile e l’ambiente della trattativa, la prima consegna, … per farvi venire in mente i momenti importanti della relazione commerciale rileggete l’articolo Le varie dimensioni della Vendita) e colleghi (le riunioni, l’avvio di un progetto, un risultato raggiunto, …) dando qualità e valore al rapporto. Quando ideate un business, immaginate un’attività di marketing o studiate un nuovo approccio commerciale, partite dal chiarire a voi stessi chi siete e da dove venite. Nel farlo ripercorrete i momenti importanti del vostro percorso perché in essi è nascosto il tesoro della vostra unicità. Qualsiasi cosa stiate progettando, per avere successo dovrà parlare di voi e rispettare il cammino che vi ha formato. Costruite riti per ricordare a voi stessi e agli altri queste forze che forgiano cultura e carattere, coinvolgete nella celebrazione clienti e colleghi perché possano comprendere la vostra storia e accogliere il vostro valore. Da lì partite insieme per reinventare il futuro.
“Guardando indietro a questo giorno chiedetevi sempre se siete andati avanti nella vostra vita e ricordatevi di questo momento di condivisione e amicizia per comprendere che siamo tutti un dono gli uni per gli altri” sono le parole cariche di emozione e significato del Prof. Jeremy Gardiner direttore del master. Un popolo che non rispetta il suo passato e le sue tradizioni difficilmente sarà in grado di evolvere e essere competitivo. Noi italiani abbiamo moltissimo passato e molte tradizioni da cui partire per ricostruire il futuro.
| partem claram semper aspice |
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Le tradizioni ormai sono solo
Situazioni ed occasioni ingombranti nella vita della società. Pochi, tra le nuove generazioni, sentono il bisogno di capirle e di rispettarle e vengono ridotte spesso a momenti di routine (sfruttati ad hoc dal mondo commercusle) nei quali ci si muove più come automi che come attori del proprio incedere. La tradizione è spesso snobbata perché distante dal l’odiernita’ dove tutto è ESTREMO, VELOCE,REMUNERATIVO O CONVENIENTE,E PASSEGGERO. “Grandi fuochi dalle alte fiamme capaci però di ardere solo per poche ore…” Per perseguire una tradizione serve credere nel contenuto e nella morale della stessa, sia essa spirituale,sportiva,etica o sportiva..oggi invece siamo abituati a credere solo nella convenienza.
Qualcuno ha detto che nella vita e negli affari è più facile guardare nello specchietto retrovisore che attraverso il parabrezza, ma spesso non sappiamo cogliere gli errori della storia per renderli positivi nel l’odierna.