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di Alice Alessandri e Alberto Aleo

ThanksgivingNoi il terzo giovedì di Novembre festeggiamo il Thanksgiving day. Ci piace l’idea di fare l’inventario delle cose che siamo riusciti a conquistare, delle persone che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e ci da la carica ricordare tutto quello per cui vale la pena esser grati. Siamo stati quindi molto curiosi di apprendere come è nata questa tradizione americana. Manco a dirlo è nata qui in New England.

I Padri fondatori, al primo raccolto della nuova terra, organizzarono una festa per ringraziare il loro Dio. Poco importavano le malattie, i morti e il fatto di essere approdati molto più a nord di quanto previsto, in una terra paludosa e abitata da indigeni: c’era comunque da festeggiare per le vite salvate, per la nuova casa e i risultati che avevano ottenuto insieme. Notabili, commercianti e cittadini abituati alle comodità europee abbandonate per un’idea di benessere di là da venire, adesso si erano trasformati in contadini, falegnami e ciabattini. Quanto ottimismo e fiducia nella vita ci vuole per affrontare una sfida simile?

Perché invece di invocare la protezione di Dio sul loro futuro, hanno pensato di ringraziarlo per i frutti di una terra difficile che avevano lavorato con il loro sudore e la loro fatica?

Pregare per ringraziare invece che per chiedere e celebrare non solo Dio ma anche se stessi e la propria, neo costituita, comunità e oltretutto fare tutto questo nella convivialità e nella gioia: ecco qualcosa che vorremo meglio comprendere. Una ragione di questo comportamento è da cercare nella religione. I Padri Pellegrini credevano che il rapporto con Dio non dovesse essere “mediato”, che bisognasse rivolgersi a lui direttamente ma soprattutto che chiedere l’intercessione, la “grazia” come si dice da noi, fosse profondamente scorretto.

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La via della salvezza non prevede scorciatoie, va percorsa tutta fino in fondo, senza salti o raccomandazioni.

Seduti insieme intorno alla tavola, i padri fondatori stavano quindi ringraziando per aver avuto la possibilità di intraprendere il viaggio e di costruire, passo dopo passo, la loro redenzione e il loro popolo.

La cultura americana odierna è ancora impregnata di questo spirito: se ti fermi ringrazi e se preghi cammini, se cammini poi avrai bisogno di un compagno di viaggio. L’ottimismo dell’americano medio gli deriva da questa idea che il suo ruolo nel mondo sia fare, che le difficoltà siano prove, che non esistano scorciatoie e che sia suo sacrosanto diritto/dovere dimostrare che saprà mettere a frutto i talenti che gli sono stati donati.

Qualcuno potrà obiettare che l’America è oggi uno stato laico e multirazziale, con milioni di persone che professano credo diversi, come può quindi appartenere a tutti questo comune modo di pensare?

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Gli americani hanno sostituito l’idea di un Dio universale con l’idea di Patria. Hanno la bandiera a stelle e strisce a ricordargli quello in cui credono e ciò che – a prescindere dalle razze e dalle provenienze – li tiene tutti uniti.

Per capire fino in fondo il loro modo di intendere e gestire i rapporti commerciali è necessario tenere in considerazione quindi questa particolare idea di lavoro come “preghiera” che è parte dei valori espressi dalla bandiera.

PS: Ci prendiamo una pausa di una settimana e vi diamo appuntamento al 20 Agosto. Buone vacanze a tutti!

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

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