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Nella cultura occidentale il tempo viene comunemente concepito come una linea retta: una serie di eventi che si sviluppano in ordine cronologico, da un inizio a una fine. Non è un caso se usiamo la timeline quando vogliamo rappresentare una sequenza di eventi.
La concezione lineare del tempo, però, non è la sola; si tratta del resto di un elemento non tangibile che si presta bene a essere pensato e immaginato in forme diverse. Quali sono le alternative concezioni del tempo? Possono le diverse forme date al tempo influenzarne la gestione e in che modo? Vediamo di scoprirlo…
Le forme del tempo.
Da sempre l’uomo si interroga sul tempo e sono numerose le forme che la filosofia, la religione e la scienza gli hanno attribuito nel corso dei secoli. Sono due quelle più comuni: la forma lineare, tipica della cultura occidentale e quella ciclica che caratterizza alcune filosofie orientali. Secondo la visione lineare, propria delle religioni ebraica e cristiana, il tempo ha inizio in un punto e progredisce verso un altro punto, in modo irreversibile; è una serie di eventi misurabile e proiettata verso una direzione dove il passato è irrimediabilmente perduto e il futuro una dimensione ancora da esplorare.
Concetto cardine della filosofia indiana e buddista ma già presente nelle antiche civiltà precolombiane è invece la concezione del tempo immaginato come un ciclo che si ripete continuamente, una serie di eventi che ritornano in modo simile. In questa forma, il passato, presente e futuro si fondono in un unico ciclo in cui gli eventi del passato si ripetono nel presente e nel futuro.
Accanto a queste due visioni ce ne è una terza che rinuncia al concetto di forma. Il tempo non ha una fisionomia determinata poiché è frutto di una sensazione interiore, soggettiva, che ogni individuo sperimenta e plasma in modo differente. Il tempo, in questa visione, non è quindi una grandezza misurabile ma piuttosto una forma di coscienza che permette di percepire la durata e la successione di ciò che accade.
Le diverse forme date al tempo ne influenzano senza dubbio l’organizzazione e la gestione, ogni concezione, infatti, porta con sé vantaggi e rischi sui quali è bene riflettere.
Forme del tempo e buona gestione.
La visione lineare del tempo implica l’idea che il tempo sia una risorsa finita e che il passato non possa essere modificato, il che può spingerci a gestire bene il tempo presente per ottenere risultati nel futuro, massimizzando le opportunità e minimizzando gli sprechi. Questa visione aiuta a visualizzare e comprendere meglio l’ordine cronologico degli eventi e a pianificare le attività seguendo un percorso lineare grazie a un’organizzazione strutturata (è ciò che facciamo quando riempiamo la nostra agenda o il calendario). Non solo, ci consente anche di fare previsioni sul futuro, sulla base della dimensione presente e passata.
Anche la visione ciclica porta con sé alcuni benefici. Con questo approccio sarà più semplice accettare l’idea del cambiamento come elemento inevitabile (si chiude un ciclo e se ne apre un altro) ed entrare nella prospettiva per cui a un periodo negativo segue un periodo positivo. Il tempo ciclico si accompagna anche a meno pressione per il futuro e a una maggiore attenzione per i cicli e i ritmi della natura.
Interpretare il tempo come un’esperienza soggettiva può portarci, invece, a sviluppare una maggior consapevolezza del presente e a vivere ogni momento in modo più intenso, a sviluppare più flessibilità e capacità di adattamento, suggerendoci che il tempo può essere percepito in modi diversi a seconda delle diverse circostanze.
Altro vantaggio non meno importante, il maggior senso di libertà e rispetto per i propri ritmi personali.
Forme del tempo e cattiva gestione.
Ogni forma, però, se poco malleabile, porta con sé alcuni rischi. Praticare in modo rigido una visione lineare ci porta a focalizzarci eccessivamente sul futuro e a perdere di vista il presente e il passato. Faticheremo maggiormente a riconoscere le relazioni fra gli eventi, concependoli come entità distinte e sarà anche più complicato dimostrarci flessibili e adattabili ai cambiamenti. Una visione di questo tipo porta con sé un aumento di stress e ansia con una gestione iper-organizzata e l’illusione di un controllo totale: frustrazione e senso di impotenza saranno le inevitabili conseguenze.
La visione ciclica non concepisce il tempo come una risorsa finita ma come un ciclo ripetuto di nascita, fine e rinascita. Il determinismo che ne consegue può comportare una rinuncia alla responsabilità personale con conseguente difficoltà a prendere veramente in mano la propria vita e migliorare la propria condizione. Mancanza di oggettività, difficoltà di pianificazione e organizzazione e limitazione della prospettiva sul futuro sono invece i rischi legati a una visione rigidamente soggettiva.
Qual è la tua forma?
Le difficoltà nella gestione del tempo, lavorativo, familiare e personale che sperimentiamo ogni giorno sono quindi il frutto di un disequilibrio, di un approccio sbilanciato e monofocale di cui sono responsabili molti fattori fra i quali senza dubbio gioca un ruolo centrale la cultura.
La visione e la gestione del tempo si muovono sui tre binari del passato, presente e futuro, ottimizzarlo significa gestirlo in modo sostenibile. Sostenibilità è oggi una parola di gran moda. Ma cosa significa? In poche parole, gestire bene oggi per gestire bene domani.
Qual è dunque la forma migliore del tempo, quella che garantisce i risultati migliori? È una forma flessibile, malleabile, in grande di trovare un punto di equilibrio. Ti sei mai domandato qual è la forma con cui ti rappresenti il tempo? Fermati a riflettere e prova a rispondere, troverai senz’altro corrispondenze nel tuo modo di gestirlo: uno buono spunto per individuare più facilmente le tue aree di miglioramento e dar vita a una forma sostenibile del tempo.
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