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di Barbara Boschi 

Parlare in pubblico è come organizzare un viaggio: una volta scelta la meta (qual è il messaggio da trasmettere) si costruisce l’itinerario da percorrere sostenuto dalla motivazione a realizzarlo e dalle fasi specifiche che lo compongono.

Quali sono queste fasi?

  • Prima – la preparazione
  • Durante – la gestione del discorso, la scelta del supporto visivo, la relazione con il pubblico
  • Dopo – l’analisi del risultato, i feedback e il piano d’azione per migliorarsi.

In questo articolo ci occuperemo principalmente della preparazione di un intervento in pubblico così da trovarsi pronti ad affrontarlo al meglio.

parlare in pubblico

Photo UnSplash

Preparazione: un cocktail d’emozioni

La cura della prima fase ci permetterà di ottenere il risultato più vicino alle nostre attese.

Durante la preparazione, le emozioni che ci attraversano sono un mix agro-dolce di:

1. paura di non essere abbastanza preparati
2. timore di non essere all’altezza delle aspettative del pubblico
3. piacere della sfida con se stessi.

Ecco qualche consiglio per affrontare questo caleidoscopio di emozioni così da gustarsi il momento ed essere efficaci anche nelle situazioni più difficili.

  • È bene prepararsi gli argomenti da affrontare ma senza diventare maniacali: l’eccessiva preparazione aumenta lo stress e l’ansia da prestazione a cui può incollarsi il timore di dimenticare un concetto chiave, ridurre l’effetto suspense, risultare troppo rigidi soprattutto se apparteniamo alla schiera dei perfezionisti
  • La zona di confort si allarga e rinforza con la pratica. L’allenamento contribuisce a migliorare stima e fiducia in sé, due compagne di viaggio fondamentali se vogliamo essere efficaci nel parlare in pubblico. Consigli per allenarle? Se hai l’abitudine a presentarti per ultimo quando incontri una persona nuova e ritrosia ad esprimerti o a fare domande durante una riunione, una buona idea è abituarti ad invertire questa tendenza sfruttando qualsiasi circostanza. Che sia nella riunione a scuola di tuo figlio o a quella di condominio, prometti a te stesso che, alla prossima occasione, proverai a metterti in gioco!
  • Nelle situazioni difficili (pubblico ostile, tematiche spinose…) capita di sentirsi soli con se stessi. Accetta la sfida e, impugnando lo stendardo dell’autonomia e originalità delle tue opinioni, lanciati in una prova di coraggio! Questo atteggiamento ti aiuterà ad affrontare con apertura e curiosità interruzioni impreviste, domande complicate, indovinelli, tranelli, contro argomenti e obiezioni.

Adesso sei davvero pronto per affrontare il palcoscenico.

palcoscenico

Photo UnSplash

Cosa mettere in valigia

Degli strumenti fondamentali di un buon relatore fa parte la capacità di esprimersi e comunicare in maniera non verbale: la postura e come occupiamo lo spazio, lo sguardo, la gestualità, le emozioni e la qualità della voce che è la parte para-verbale o vocale (intonazione, articolazione, volume) della comunicazione. Ma non dimenticare di portare con te anche un atteggiamento mentale positivo.

Focalizzati dunque su questi punti:

  • Per rilassarti e concentrarti prova a praticare la respirazione “addominale-diaframmatica”
  • Interagisci con la platea coinvolgendo il pubblico nella convinzione che le persone sono più interessate quando possono esprimersi
  • Controlla la gestualità dosandola per sottolineare i punti salienti, mantenere alta l’attenzione dell’audience e calibrare il tuo intervento con la giusta espressività.

Passaggio davanti al pubblico: 100 battiti e un respiro!

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I primi secondi sul palco sono un concentrato di adrenalina che può trascinarti in una corrente favorevole o contraria.
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In caso di improvviso attacco di panico, per ristabilire le funzioni naturali dovrai dare ascolto al corpo e alla sua fisiologia. Niente palliativi psicologici dunque come fingere una crisi di tosse, accampare improbabili scuse, inventare fantomatici inceppamenti dei supporti tecnologici o toccare il talismano porta fortuna nascosto in tasca: sono tutti espedienti che non ti permetteranno di ritrovare la zona di confort ma al contrario rischiano di aumentare l’imbarazzo.

E’ invece il momento di ricordarsi di fare training e mettere in pratica la respirazione addominale diaframmatica: i vantaggi istantanei sono l’ossigenazione del cervello, per ripristinare i suoi naturali processi fisiologici, ritrovare self control e poter così riprendere il discorso interrotto.

Come allenarti sin d’ora? Osservati respirare con l’addome in posizione supina (steso sul divano o sul letto), puoi aiutarti tenendo la mano sulla pancia per seguire il movimento inspiratorio-espiratorio. Impegnati a ripetere questo esercizio giornalmente, facendo una respirazione completa per 5-10 cicli anche quando non ne senti il bisogno, così da costruire un’abitudine e poterla ritrovare rapidamente in caso di necessità.

Coinvolgere il pubblico

A questo punto è necessario il passaggio di testimone a capitan coraggio, un alleato che ti consentirà di accedere al piacere di entrare in relazione con le persone presenti in platea, sostenere la loro attenzione, suscitare interesse, vivere l’ebbrezza di credere in quello che stai trasmettendo e creare le condizioni per interagire in un’ottica di scambio di cui il tuo interlocutore diventa partner.

Se dovessi imbatterti nell’ostilità di qualcuno, cogli l’occasione per spiegare le tue pacifiche intenzioni ed invitarlo a comportarsi come un vero leader, rispettoso cioè verso chi ha il coraggio di esprimere le proprie idee.

Un oratore gestisce la sua posizione nello spazio di fronte al pubblico per rivolgervisi e coinvolgerlo con la sua presenza, lo sguardo e la voce in tre direzioni: centrale, laterale destra e sinistra. Questa regola trova applicazione in qualsiasi contesto, tipologia di disposizione della sale e quantità di presenti (riunioni, workshop, convention).  E’ utile evitare di muoversi troppo spesso solo per contenere il proprio stress, renderebbe stancante osservazione e ascolto.

La voce è condotta in direzione dell’interlocutore con un volume adeguato al suo confort (e non al nostro!) anche in funzione della configurazione del luogo: più renderai faticosa la ricezione uditiva (volume, intonazione, articolazione), più sarà facile per l’interlocutore distrarsi, ascoltarti parzialmente, trovare un’occupazione parallela (ad esempio giocherellare con lo smartphone).

La gestualità deve essere aperta, usata per “guidare” gli sguardi del pubblico e focalizzare l’attenzione: immagina di distribuire dei post-it agli interlocutori con le parole più importanti del  tuo discorso vergate sopra! Tutto ciò in coerenza con l’intenzione di dar significato a ciò che diciamo, per non trovarsi nella spiacevole situazione di asimmetria gesto-parola (esempio, “dire a destra” e indicare con il braccio e la mano la sinistra!).

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Un ultimo suggerimento: ricorda, quello che dici è importante ma è nei silenzi che si gusta il paesaggio! Quindi usali per dare il tempo a chi ti ascolta di godere del dono delle tue parole.
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Barbara tra poche ore rientrerà a Parigi dove l’attendono nuove aule e tanti professionisti alle prese con i propri incarichi manageriali che a volte comportano la capacità di saper gestire lo stress magari davanti a clienti difficili o durante presentazioni importanti. Tornerà però presto in Romagna: sarà infatti tra gli speaker di Camp me Up con il workshop “Parla prima tu che a me vien da ridere dedicato proprio al public speaking.

barbara boschi

| partem claram semper aspice |

Le foto utilizzate – là dove non siano di proprietà della redazione o dei nostri ospiti – sono acquistate su Adobe Stock e IStockPhoto o scaricate da piattaforme come UnSplash o Pexels.

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Esperta in tecniche di comunicazione e leadership, coach certificata da IFG Management Parigi, nonché attrice teatrale - interviene nelle aziende, italiane e francesi per accrescere le abilità relazionali, e di comunicazione efficace, aiutando imprenditori e manager ad affermarsi con carisma e impatto durante eventi aziendali e in team. La metodologia interattiva ed esperienziale, sviluppata da Barbara in anni di professione, ha lo scopo di consentire a chiunque di mettere pienamente e consapevolmente in scena i propri talenti e capacità.

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