Una rosa è una rosa dal momento in cui è un bocciolo a quello in cui appassisce e muore. Da quel primo momento fino alla fine contiene il suo intero potenziale […] Per un tennista, come per chiunque, il primo passo nella giusta direzione è vedere e sentire ciò che sta facendo, cioè aumentare la consapevolezza di ciò che realmente è.
"Il gioco interiore nel tennis. Come usare la mente per raggiungere l'eccellenza" di Timothy W. Gallwey (Autore) Prezzo: EUR 13,60 Copertina flessibile: 192 pagine Editore: Ultra (30 novembre 2013) Lingua: Italiano Media recensioni: 4.5 su 5 stelle
“Il gioco interiore nel tennis” è stato scritto all’inizio degli anni ’70, diventando da subito un testo di riferimento di Psicologia dello sport, apprezzato da intere generazioni di tennisti e sportivi in genere. In realtà trovo che sia un perfetto manuale di consapevolezza, ispirato ai principi della filosofia Zen e della Psicologia umanistica, utile a chiunque voglia migliorare la concentrazione quindi il proprio rendimento in ogni ambito personale e lavorativo.
Lasciare che accada
Timothy Gallwey è un coach sportivo che allena le persone a dare il meglio di sé, in partita come nella vita. Gli strumenti e le tecniche che utilizza nascono dall’osservazione del comportamento delle persone durante il processo di apprendimento del tennis. In particolare l’attenzione si focalizza su ciò che accade quando la mente pretende dal corpo l’esecuzione di comandi imponendogli le sue modalità, cioè quando una persona intenta ad imparare qualcosa di nuovo si sforza di mettere in pratica le istruzioni ricevute.
Il punto è che quando siamo concentrati su come il nostro corpo dovrebbe realizzare una performance, i pensieri cominciano ad affollare la mente sulle cose da fare o da non fare provocando un irrigidimento generale della muscolatura e ostacolando la fluidità dell’esecuzione. Il corpo agisce liberamente quando non c’è pensiero, quando cioè entra in un flusso di azioni “spontanee” che si susseguono liberamente; al contrario, appena si cerca di mantenere il controllo, lo si perde.
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Ma allora si può imparare a giocare senza pensarci ed essere
“consapevolmente inconsapevoli”?
E’ possibile far sì che la mente sia tanto focalizzata da essere ferma
in modo che i pensieri non interferiscano con l’esecuzione?
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Nel tennis come nella vita esistono due livelli di “gioco”: quello esteriore espresso sul campo nella sfida con l’altro giocatore, e quello interiore che si svolge fra mente e corpo, pensieri ed emozioni, nel quale gli avversari sono i dubbi, l’insicurezza, l’ansia, il calo di concentrazione.
In ogni giocatore ci sono due Sé: il Sé 1 dà indicazioni e il Sé 2 agisce, uno dice cosa fare e l’altro fa. Il problema è che se c’è troppo sforzo, cioè troppa preoccupazione su cosa e come fare, la tensione impedisce la fluidità e l’esecuzione risulta meno efficace di quanto potrebbe essere in uno stato mentale di attenzione senza interferenze. Questo spiega perfettamente ciò che avviene in qualsiasi situazione in cui si pretenda da se stessi qualcosa che puntualmente non si riesce a mettere in atto nel modo desiderato.
L’apprendimento del tennis diventa metafora della consapevolezza di sé, di come lasciando spazio a ciò che siamo permettiamo a noi stessi di apprendere senza sforzo, come fanno i bambini quando imparano a camminare, e di dare il meglio di noi.
Osservazione senza giudizio
La chiave per un tennis migliore, e per perfezionare ogni risultato in qualsiasi ambito, è migliorare il rapporto fra Sé 1 e Sé 2, cioè fra la mente, che dà istruzioni ed è consapevole, e le capacità naturali del corpo.
L’osservazione è il punto di partenza: l’immagine “vista” restituisce al corpo ciò che funziona e ciò che va aggiustato perché il colpo sia efficace e la prestazione ottimale. I gesti del Sé 2 sono basati su informazioni immagazzinate nella sua memoria, sulla base di azioni effettuate in prima persona o osservate negli altri.
Afferrare un’immagine visiva del colpo corretto aiuta il corpo a cercare quel movimento e a ripeterlo: le immagini valgono più delle parole, mostrare anziché spiegare è il punto di partenza di un apprendimento senza sforzo.
Lasciare che Sè 2 agisca senza impedimenti aiuta Sé 1 a riconoscerne il talento. Per riuscirci è necessario sviluppare le seguenti abilità interiori, nel tennis come nella vita:
- imparare ad avere un’immagine chiara dei risultati desiderati
- imparare ad avere fiducia in Sé 2 che deve poter apprendere tanto dai successi quanto dalle sconfitte
- imparare ad osservare ciò che avviene “senza giudicare” invece di far caso a quanto le cose stiano andando bene o male, lasciando che tutto accada secondo il processo naturale.
Seguendo questi passaggi si apprende l’arte della concentrazione rilassata e si acquisisce un metodo per attivare il cambiamento delle proprie abitudini (e ormai sapete bene che cambiare, crescere e compiere il secondo passo, è nella nostra filosofia di vita… personale e lavorativa! n.d.r.).
Non appena noi consideriamo, riflettiamo e formiamo concetti, l’inconsapevolezza originaria va perduta e sorge un pensiero […] La freccia è scoccata ma non vola dritta al bersaglio e anche il bersaglio non è là dove deve stare. L’uomo è un essere pensante, ma le sue grandi opere vengono compiute quando non calcola e non pensa. Dobbiamo ridiventare come bambini.
(D.T. Suzuki, prefazione a “Lo Zen e il tiro con l’arco” di Eugen Herrigel, Adelphi, Milano 1975).
La teoria della concentrazione
Imparare a focalizzare l’attenzione è un’abilità dalle applicazioni illimitate per ottenere successo in ciò che facciamo.
La consapevolezza è ciò che rende possibile la conoscenza delle visioni, dei suoni, delle sensazioni e dei pensieri che nel complesso chiamiamo “esperienza”. Non esiste esperienza al di fuori della consapevolezza.
La consapevolezza è come una pura energia di luce che rende gli eventi conoscibili cosi come la luce elettrica rende gli oggetti visibili.
Il potere dell’attenzione focalizzata è quello di scegliere dove dirigere il fascio di luce e cosa illuminare, eliminando tutto ciò che è irrilevante. Il focus è sempre il qui e ora, nel tempo e nello spazio presenti. Restando concentrati sul presente il tempo sembra rallentare, regalandoci la possibilità di scegliere le azioni da mettere in campo… perchè amici, “Volere è Potere”!
Questo libro è un invito a conoscere se stessi, a focalizzare l’attenzione sul momento presente per aumentare la stabilità e quindi la capacità di scegliere quale azione compiere e in quale modo. Essere presenti non significa non pensare ma essere noi stessi a dirigere i nostri pensieri.Il segreto è accettare ciò che non possiamo controllare e controllare ciò che è nelle nostre possibilità. Così funziona il tennis, così è nella vita.
| partem claram semper aspice |
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