Chi mi conosce sa che sono, senza ombra di dubbio, un’inguaribile ottimista, caratteristica che anche io stessa mi riconosco. Sin da piccola ho guardato il mondo con un paio di “occhiali rosa” e grazie a questi ho osservato gli eventi da una prospettiva particolare. Ad esempio a 9 anni ho preso parte alla mia prima competizione di ginnastica artistica: sono arrivata ultima e quando lo speaker di gara (a pensarci adesso poco sensibile) ha annunciato al pubblico “40-esima e ultima classificata Alice Alessandri!” io ho gioito comunque per aver ricevuto la medaglia di partecipazione mentre mia mamma si preoccupava per le eventuali ferite subite dal mio ego. Qualche settimana fa ho letto un articolo pubblicato negli archivi de La Stampa che mette in evidenza la trappola del pensiero positivo. I pessimisti, che a volte sono veri e propri catastrofisti, dipingono spesso noi ottimisti come persone superficiali, illuse o così fortunate da potersi permettere di vivere staccati dalla realtà. Indubbiamente chi ci giudica in questo modo ogni tanto ha ragione e proprio per questo ho dovuto lavorare per fare della “visione positiva” una strategia di vita e non un atteggiamento ottuso. Nell’articolo che segue vi racconto come allenarvi all’ottimismo strategico per utilizzarlo al meglio.
Ottimismo e Realismo
La prima lezione da apprendere è quella di connettere l’ottimismo al realismo. L’errore in cui io per prima sono spesso caduta è quello di utilizzare l’ottimismo come una fuga dalla realtà: negare gli eventi, sopprimere dolori, sentimenti negativi e problemi, salvo poi ritrovarseli qualche tempo dopo più grandi e potenti. Dobbiamo imparare a osservare ciò che ci accade con atteggiamento aperto, coglierne tutti gli aspetti, le sfumature e le ombre per decidere poi, in piena consapevolezza, di focalizzarci su quelli più luminosi. E’ questa attitudine che mi porta a cercare i quadrifogli in un campo verde (lo faccio davvero!), scorgere il dono di ogni persona che incontro, addestrare i venditori a trovare almeno un aspetto positivo nei loro clienti, anche quelli più ostici, e focalizzandosi su questo, aprirsi sinceramente all’altro.
Azione e Responsabilità
Essere ottimisti non significa puntare tutto sul pensiero positivo per poi sedersi e aspettare che qualcosa succeda. L’ottimismo diventa azione e strategia arricchendolo con il senso di responsabilità: decidiamo cosa vogliamo e mettiamoci poi in cammino, con impegno per ottenerlo [rileggi a questo proposito l’articolo L’ottimismo come strategia ]. Di fronte alle difficoltà, alle scelte e a ciò che ancora non abbiamo ottenuto, a molti risulta comodo incolpare il fato, prendersela con il Karma e il mondo crudele. Attenzione perchè la trappola delle profezie auto avveranti è incredibilmente potente e pericolosa come ci ricorda Paul Watzlawick nel suo bellissimo libro “Istruzioni per rendersi infelici”. Non si tratta di magia ma di focalizzazione dell’azione: quando siamo timorosi rispetto al verificarsi di determinati eventi alteriamo inconsciamente il nostro comportamento in modo da diventarne causa. Ci resterà quindi solo l’amara soddisfazione di dire a noi stessi “avevo ragione, facevo bene ad essere pessimista!”. La buona notizia è che le profezie funzionano anche quando le formuliamo in modo positivo per il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Fiducia
Per avere un atteggiamento positivo verso la vita serve sicuramente una profonda fiducia: negli altri, in noi stessi, in quello che arriva, nelle infinite possibilità, più in generale nel fatto che anche dietro un evento negativo ci possa comunque essere qualcosa di positivo. D’altronde come recentemente mi è capitato di sentire al cinema “nella vita a volte si vince a volta si impara” e come noi di Passodue abbiamo raccontato in questo articolo dedicato alle Responsabilità “Non è sempre nostra la responsabilità di ciò che ci accade ma lo è sempre decidere come reagire: prenderne consapevolezza ci rende liberi”. Abituatevi ad incominciare la giornata osservando i vostri pensieri negativi, immaginando una strategia per trasformarli, arginarli o, al limite, accettarli come occasioni di crescita. Un buon allenamento è circondarsi di libri, film e canzoni che parlano di ottimismo. Per questo il 20 giugno sarò con Alberto ad Ancona per il concerto inaugurale del tour estivo di Lorenzo Jovanotti e, cantando a squarcia gola, penserò a tutti gli ottimisti e gli aspiranti tali, perché come dice la mia collega di università Francesca Benzi, professionista affermata e atleta di Triathlon, “noi della setta segreta del bicchiere mezzo pieno vinciamo sempre”:
Io penso positivo perché son vivo […] Io penso positivo ma non vuol dire che non ci vedo, io penso positivo in quanto credo. […] Credo soltanto che fra il male e il bene è più forte il bene […] Uscire da un metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta, guardare dentro alle cose: c’è una realtà sconosciuta che chiede soltanto un modo per venir fuori a veder le stelle e vivere le esperienze sulla mia pelle.
| partem claram semper aspice |
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[…] fake-news e falsi allarmismi. Voi statene fuori, a costo di sembrare naïf cercate di rimanere ottimisti che non significa negare i problemi ma continuare a cercare soluzioni. Non abbiamo bisogno di […]