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di Dolores Carnemolla

Il mondo che nasceCentotrenta pagine per raccontare una visione, per condividere un progetto animato da valori nobili, antichi ma sempre attuali. Pagine percorse da quella bellezza senza tempo che abita i pensieri più alti rendendoli adatti ad ogni epoca e luogo. Sono i pensieri di Adriano Olivetti, raccolti nel volume “Il mondo che nasce”, curato da Alberto Saibene, Edizioni di Comunità.

Adriano, figlio dell’imprenditore Camillo fondatore dell’Olivetti, occupò il posto del padre alla guida dell’azienda dopo la fine della seconda guerra mondiale fino al 1960, anno in cui morì. Trasformo’ l’azienda di famiglia in una multinazionale di eccellenza tecnologica. Fu un innovatore, un imprenditore illuminato e visionario.

Il suo progetto più grande fu quello di sviluppare una società in senso comunitario, partendo dal rispetto della dignità della persona umana, concentrandosi sui valori della cultura, utilizzando gli strumenti della conoscenza tecnica per la costruzione di un mondo in cui i valori spirituali potessero rappresentare il faro della sua evoluzione.

Centrale nel pensiero dell’imprenditore fu l’opera di promozione della cultura, l’applicazione di moderni studi urbanistici e la valorizzazione dell’ambiente di lavoro e del territorio circostante.

valentine

L’Olivetti fu la prima azienda italiana a realizzare la settimana di quaranta ore; in essa fu istituito un valido sistema di casse assistenza per le cure mediche, il sostegno dei redditi, l’indennità di maternità e venne realizzato un vasto programma di edilizia residenziale per impiegati e operai, asili nido, biblioteche e circoli culturali.

Secondo i principi di Adriano Olivetti era necessario creare un’autorità giusta e umana che sapesse conciliare le iniziative nell’interesse di tutti:

rendere la fabbrica e l’ambiente circostante economicamente solidali. Nasceva allora l’idea di una Comunità.

A rigore di obiettività, riportando questi testi alla società attuale, forse alcuni stralci possono risultare un po’ datati e retorici. Eppure è innegabile constatare la modernità del pensiero e i chiari obiettivi di responsabilità sociale e territoriale che l’Autore assegna alla figura dell’imprenditore.

Una lettura necessaria per chi sente di essere imprenditore di se stesso e per chi crede che anche una singola e piccola azione possa contribuire al miglioramento comune.

A.Olivetti (a cura di Alberto Saibene), Il mondo che nasce, Ed. Comunità 2013

Nota del diario: da questo mese lanciamo la nuova rubrica LeggenDo per il diario, curata dalla nostra amica e collega Dolores Carnemolla, giornalista, della quale potrete leggere il profilo cliccando sull’area ospiti oppure visitando il sito StudioDO. La rubrica conterrà le recensioni dei libri letti per noi da Dolores e incentrati sul tema che più ci è caro: affrontare la professione e il lavoro in modo nuovo, conciliando successo e qualità della vita. 

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

Questo articolo ha un commento

  1. L’idealizzazione di Olivetti, soprattutto dopo le varie citazioni televisive a opera di personaggi quanto meno imbarazzanti, sta, a mio parere, prendendo un sapore non gradevolissimo: se è vero che, per molti versi, ebbe una visione illuminata del rapporto tra proprietà e lavoratori, è altrettanto vero che dalla sua morte sono passati oltre 50 anni. E che Olivetti non appare come questo paradiso socialista che viene descritto

    Tra affermazioni e realtà dei fatti, troppo spesso, c’è un solco profondo e potrebbe essere utile approfondire, anziché riprodurre dei cliché. Magari viene fuori che fu proprio un paradiso….
    Almeno fino alla morte di Adriano Olivetti

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