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Mi è capitato spesso di sentir dibattere sulla convenienza di avere consulenti in azienda, sul loro ruolo e sulla loro reale utilità. E’ un tema che io stesso ho affrontato quando ho deciso di lasciare la carriera di manager e di intraprendere quella di libero professionista. A parte valutare i pro e i contro per me stesso, da buon venditore ho indagato anche i vantaggi di me come “prodotto” per un eventuale acquirente. Mi sono chiesto in cosa potevo essere utile e perché un’Azienda avrebbe dovuto scegliere me invece che dotarsi di personale interno.

Come potete immaginare, trovare una risposta a questa domanda non è stato subito facile anche perché volevo che essa fosse contenuta in pochi concetti, semplici e diretti, convinto come sono che un buon prodotto, un buon servizio, una buona idea insomma non debbano necessitare di troppe spiegazioni per essere argomentate. Sono andato indietro ai ricordi dei consulenti che in azienda ho conosciuto e con i quali ho lavorato, donne e uomini decisivi nel determinare successi e cambiamenti. Studiando a ritroso il loro comportamento mi sono reso conto che gli elementi vincenti erano pochi ma fondamentali:

  • Erano persone libere che amavano il proprio lavoro – sembra un’affermazione poetica, ma è davvero così. Chi decide di fare il consulente si affranca dalle politiche interne delle aziende, può esprimere la sua opinione liberamente senza paura di ritorsioni o di incrinare i rapporti con i colleghi. Per le più svariate ragioni poi, è arrivato a concepire il suo lavoro in modo meno condizionato, l’idea del posto fisso non gli appartiene ed ha scelto di occuparsi solo di quello che sa fare meglio e meglio gli riesce.
  • Avevano una visione esterna e distaccata dei problemi – il fatto di venire da fuori, di non essere informati delle “conseguenze”, di non conoscere la burocrazia e le convinzioni che spesso bloccano l’innovazione in azienda, permetteva loro di riconoscere il problema in modo molto più rapido e di affrontarlo direttamente senza patemi.
  • Conoscevano più realtà – spesso le aziende credono che le loro difficoltà  siano uniche e speciali, convincendosi che esse siano diverse da quelle di qualsiasi altra organizzazione. Ovviamente non è vero e un consulente di esperienza lo sa e sa anche come aiutare l’Azienda a trovare soluzioni specifiche a problemi comuni.
  • Erano in grado di innescare il volano del cambiamento – per farlo spesso si limitavano ad osservare. A volte le parti più innovative delle aziende, i progetti e le persone in grado di portare il cambiamento, rimangono bloccati da piccoli intoppi e senza nemmeno rendersene conto la loro spinta propulsiva si esaurisce. I più bravi tra i consulenti che ho conosciuto erano in grado di scovare la miccia dell’innovazione e fare il semplice gesto di accendere la fiammella.
  • Sapevano ascoltare e farsi ascoltare – la gerarchia per un consulente è solo un modello organizzativo, non un insieme di regole sociali inviolabili. Il bravo professionista l’attraversa con leggerezza, parlando con tutti e ascoltando tutti. E’ chiaro, un vantaggio gli deriva dal fatto che egli ha un rapporto diretto con i vertici dell’azienda (che di solito hanno scelto di servirsi di lui), ma è anche vero che la capacità di leggere i segnali e dire le cose in modo franco e diretto è una dote che avevano solo i più validi tra i professionisti che ho incontrato.

La mia esperienza come consulente è troppo breve per poter dire oggi se sono stato in grado di sviluppare tutte queste qualità, ma sono certo che esse mi hanno ispirato nella scelta di intraprendere questa carriera. Se le aziende fossero squadre di Rugby io decido di essere luomo fuori dalla mischia, che guarda alto sopra le teste degli altri e per questo è in grado di leggere meglio il gioco, raccogliendo il pallone al momento giusto e passandolo ai compagni perché la squadra vada in meta.

| partem claram semper aspice |

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Un elenco molto condivisibile delle qualità di un buon consulente di management. Per dirla in altre parole il consulente cerca di rendersi utile e ci riesce se sa aiutare gli altri (manager, venditori, imprenditori, professionisti) ad aiutarsi da soli. Un sincero complimento per un bell’articolo che ha alla base una visione bella della nostra professione.

  2. Si, visto che lavoro nel tuo stesso campo ormai da ca. 17 anni, direi che sei riuscito a riassumere egregiamente il nostro ruolo, un fonte esterno, distaccata che riesce ad inserire esperienze utili di altri ambienti negli ambienti che segue e viceversa. Un lavoro che può essere a volte molto gratificante.

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