di Alice Alessandri e Alberto Aleo
Se ad inizio anno ci siamo soffermati sull’importanza di definire con chiarezza i propri obiettivi (il perché facciamo ciò che facciamo) e sulla strategia per raggiungerli (il cosa fare), ora vogliamo stimolarvi a mettere in campo la capacità tattica: il come tagliare il traguardo con successo.
Strategia e tattica non sono due concetti in antitesi ma vanno integrati e usati entrambi con discernimento, scegliendo quando affidarsi all’una o all’altra per ottenere il massimo. Nelle prossime righe capiremo insieme come farle lavorare sinergicamente.
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La tattica disinnesca gli alibi, la strategia delinea i sogni
Tutti noi abbiamo desideri, sogni, mete che ci proponiamo di raggiungere: la strategia è quella capacità che ci permette di identificare il piano d’azione per concretizzarli e ottenerli. Analizzando storie di successi e di insuccessi salta facilmente all’occhio che la pianificazione è condizione necessaria ma non sufficiente, ecco allora entrare in gioco la tattica. Quest’ultima, a differenza della strategia, guarda all’azione specifica ed è l’unica qualità in grado di affrontare il nemico numero uno che ci allontana dai nostri progetti: gli alibi!
Se Alessandro Casetti si fosse fermato davanti all’idea che “con l’arte non si vive” oggi non sarebbe un quotato pittore con opere esposte in numerose gallerie da Amsterdam a Los Angeles. Lo stesso sarebbe accaduto se Francesco Traina, che organizza trekking a cavallo al centro della Sicilia con ospiti da tutto il mondo, avesse dato credito alla frase “certe cose al Sud non si possono fare”.
“Sono stati fortunati” vorrebbero urlare in coro le schiere di coloro che si sono arresi. Queste persone – come tante altre che potremmo citare – sono riuscite a sfatare gli alibi grazie alla loro capacità di impegnarsi e di affrontare la realtà con coraggio, avvero hanno agito sintonizzando il loro cuore su ciò che volevano adattando l’azione al momento presente. E questo non è altro che un agire con tattica.
La tattica richiede presenza, la strategia visione
Se per progettare una buona strategia servono capacità di analisi e visione, utili a prevedere e prevenire, per attuare una tattica vincente è necessaria la capacità di ancorarsi nel “qui e ora”.
Solo immergendosi pienamente nel presente si è in grado di prendere decisioni non in base ad una situazione ipotetica ma alla luce di ciò che realmente è.
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Alessandro Casetti durante il lockdown di marzo 2020 ha supplito all’impossibilità di muoversi e organizzare mostre con un lavoro di divulgazione su Instagram, raccontando come nascono le sue opere sia dal punto di vista tecnico che emotivo. Francesco Traina ha avuto la prontezza e il coraggio di chiudere un maneggio e di concentrare tutta la sua energia nell’azienda agricola dove alleva cavalli che vengono poi anche addestrati per i trekking.
Come dimenticare le lezioni che ci vengono dalla storia. Un indiscusso maestro di tattica è stato Napoleone Bonaparte che ha scelto di “stare” nelle battaglie, di sentire l’emotività dei suoi uomini, di valutare il dipanarsi degli eventi per decidere così l’azione più corretta da seguire e infatti a Waterloo, l’unica volta in cui non è riuscito a farlo, ha perduto.
Quando disegniamo la strategia possiamo prepararci agli eventi avversi, ma la tattica diventa necessaria per agire adattandoci ai mutamenti senza addurre alibi che diventano la scusa per abbandonare.
Alibi deriva dal latino altrove, niente di più vero quando cerchiamo di mettere fuori da noi le responsabilità del fallimento.
La tattica si allena, la strategia si pianifica
Quando si immagina la strategia si pianificano quelle azioni che dovranno essere svolte con impegno, dedizione e fiducia per raggiungere l’obiettivo.
Pensiamo ad un contadino che desidera ottenere un buon raccolto. Egli sa che dovrà dissodare e concimare il terreno, fare solchi e seminare, recarsi ogni giorno nei campi per controllare, togliere piante infestanti, annaffiare e ciò nonostante ha consapevolezza che una parte del risultato finale non dipenderà completamente da lui. Condizioni atmosferiche, presenza di parassiti, politiche agricole potrebbero modificarsi in corso d’opera. La sua responsabilità è dunque quella di affinare la tattica per affrontare le difficoltà quando si presenteranno. Questa capacità la si allena con l’esperienza, ricorrendo al dialogo con chi ha già affrontato situazioni simili e con l’umiltà di cambiare quando le condizioni lo richiedono. Se volete la tattica è un’attitudine che si sviluppa allenandosi a cercare soluzioni la dove gli altri trovano solo problemi.
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Il futuro è sempre e comunque una scommessa e l’illusione dell’ego è il controllo attraverso una pianificazione talmente rigida da uccidere la capacità di improvvisare. La tattica invece si nutre di adattamento, figlio della creatività che è ancorata ai nostri talenti più profondi.
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Buon settembre a tutti!
ESERCIZIO: allenare la tua capacità tattica
Puoi sfruttare il rientro al lavoro dopo la pausa estiva come occasione per allenare la tua capacità tattica. Molti di noi hanno già le agende e la testa piene di cose da fare, scadenze e attività pianificate in ogni dettaglio, a tal punto che si è già stressati pensando a tutto quello che ci attende. È proprio il contrario dello stare “nel qui ed ora” che la tattica ci richiede. Anziché partire a testa bassa seguendo pedissequamente quanto programmato, durante i primi giorni dal rientro concediti qualche momento per fare il punto, ascoltare colleghi, clienti e fornitori, valutare se sono emerse nuove idee o se il contesto si è un po’ modificato. Adatta quindi la tua pianificazione a quanto scoperto. Partire con calma, darsi il tempo di osservare prima di fare, avere la pazienza e la flessibilità di scrivere un nuovo piano se necessario sono sicuramente atteggiamenti tattici, e dimostrano anche quel “tatto” rispetto la vita la cui assonanza con tattica non è per niente casuale.
| partem claram semper aspice |
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Buonasera,
molto interessante, sono d’accordo sulla flessibilità e sulla FANTASIA che dovremmo inserire sempre più nelle nostre intense giornate.