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di Alice Alessandri e Alberto Aleo

L’inizio del nuovo anno è occasione di nuovi propositi, setting di obiettivi e spinta verso il cambiamento. Per Passodue il 2022 sarà davvero un giro di boa: lo studio compirà 10 anni (prossimamente ve ne racconteremo la storia in una serie di video), Alberto varcherà la soglia dei 50, dopo 2 anni torneremo a Boston e 3 progetti editoriali vedranno la luce. Ci sono quindi i numeri per farsi tentare dalle novità e dalla voglia di cambiare. Ma siamo davvero certi che la retorica del cambiamento sia valida in ogni occasione e ci vogliano sempre nuovi obiettivi per motivarsi a crescere?  La stragrande maggioranza delle persone sa cosa vuole ma non ha la pazienza e soprattutto non si da il tempo per raggiungerlo. La dimensione temporale del successo è davvero sottovalutata ed ecco perché nel primo articolo del 2022 vi suggeriamo come dare nuovo ritmo a vecchi obiettivi.

Cambiare ritmo

Perdere tempo e perdere il tempo

Ogni anno si rivolgono a Passodue circa 40 organizzazioni che ci chiedono aiuto per aumentare i fatturati, incrementare il numero dei clienti e la loro soddisfazione, definire nuove strategie e tanto altro. Quando, all’inizio di una consulenza, ci occupiamo di capire cosa è stato fatto prima del nostro intervento, in molti casi ci troviamo di fronte a strategie e strumenti ben progettati ai quali però non si è dato il tempo di maturare e generare frutti. Spesso le aziende decidono di cambiare prima ancora di aver capito se ciò che avevano progettato stia o no funzionando. Questi repentini ed incessanti cambi di direzione hanno svariati effetti negativi: demotivano le persone, stressano la struttura e non capitalizzano il know how impedendo di apprendere dai propri fallimenti. Quando facciamo loro notare di non aver correttamente considerano la dimensione temporale della propria strategia di business, l’alibi dietro il quale più frequentemente si nascondono è “non abbiamo avuto tempo”. “Non aver tempo” non significa nulla visto che le giornate sono fatte di 24 ore sia per chi riesce, sia per chi fallisce.


Il tempo è una dimensione relativa, qualitativa più che quantitativa, per questo dire “non ho tempo” è come affermare che non si ha interesse a curare quel progetto o quell’attività.


Aggiungiamo un’altra importante considerazione: sprecare il tempo delle persone è una delle violazioni più gravi a livello relazionale. Ciò significa che quando non date il giusto tempo a qualcuno per ottenere gli obiettivi che si è prefissato o lo impegnate in continui cambi di direzione, lo state letteralmente maltrattando. Anche l’etica quindi ha bisogno del giusto ritmo!

Maestri di ritmo

“La pazienza è la virtù dei forti” e in effetti questa qualità è fondamentale anche nel mondo del lavoro. Ma cosa significa davvero essere pazienti e perché tanta gente non riesce ad esercitare pazienza soprattutto quando si tratta di business?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo sfatare un mito: essere pazienti non significa semplicemente saper aspettare, bensì comprendere il ritmo e agire in accordo ad esso. Accoppiare all’idea di pazienza quella di attesa induce a credere che questa qualità sia passiva. Niente di più sbagliato:


essere pazienti significa saper ascoltare situazioni, persone, contesti e accordarsi al ritmo giusto per agevolare il loro sinergico funzionamento.


gestire-il-tempo

Le persone di successo hanno un talento innato per compiere questo processo attivo di lettura del tempo, che può anche essere allenato. Come? Partendo da due esercizi fondamentali: 

  • l’attenzione al “qui ed ora 
  • la focalizzazione sul “respiro”.

Il primo punto riguarda l’eliminazione delle distrazioni che impediscono di leggere la realtà per quella che è. Dobbiamo imparare a dare piena attenzione a ciò che stiamo vivendo e che abbiamo davanti, alle risorse disponibili, alle qualità del team chiamato a realizzare i progetti. Il secondo invece ci ricorda che per capire il ritmo degli altri è prima di tutto necessario comprendere il proprio. Come esseri umani siamo dotati di un metronomo naturale, quello del battito del cuore, che trova il suo più evidente corrispettivo nel respiro. Esercitarsi a sentire il respiro significa imparare il rispetto verso i nostri ritmi naturali e quelli di chi ci sta intorno, riconnettendoci e accordandoci gli uni agli altri.


L’ “integrazione dei ritmi”, credeteci, è il segreto di una squadra e di un business che funzionano.


Il ritmo dell’evoluzione

Qualsiasi cosa in natura ha un suo ritmo, anche il cambiamento. Quando ci occupiamo di progettare nuove attività e definire obiettivi sfidanti, non dovremmo mai dimenticare di pianificarne il tempo di attuazione e impostare il ritmo del processo che ci porterà al risultato. Se trascuriamo questi aspetti comprometteremo il successo o lo renderemo effimero. L’idea di crescita organica o armoniosa, insita in queste considerazioni, si lega a quella di evoluzione pluridimensionale che prevede una crescita non solo orizzontale ma anche verticale.


Definire traguardi “in avanti” ma anche “dentro” significa darsi la possibilità di sentire il battito di ciò che stiamo facendo, del contesto nel quale operiamo e di coloro con cui lo stiamo facendo.


ritmo

Un buon esercizio per iniziare a ragionare in questo modo è quello di prendere un “vecchio” progetto abbandonato con troppa fretta al quale tenete ancora, e seguire queste fasi:

  • Analizzate i motivi per i quali è stato scartato, chiedendovi se oggi le risorse, le competenze e i contesti sono mutati favorevolmente
  • Parlate con le persone che erano coinvolte nella realizzazione, chiedendo loro di cosa avrebbero avuto bisogno, verificando se oggi hanno accesso a quelle risorse
  • Spezzate il progetto in baby step, piccoli passi da realizzare in modo sequenziale e in un arco di tempo adeguato e individuate il primo passo da compiere subito

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Il cambiamento vero arriva solo se scendiamo in profondità, la dove la vita pulsa: un’introspezione che può essere scomoda e che infatti comporta il coraggio di sentire, di affrontare la fatica, di sopportare il peso della coerenza.
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Per il 2022 vi consigliamo di non cedere alla “comoda” tentazione di cambiare progetti, bensì di perseverare nei vostri obiettivi avendo l’azzardo di seguire il ritmo del vostro cuore.

Buon 2022 a tutti!

| partem claram semper aspice |

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Passodue, studio di consulenza e formazione, nasce nel 2012 dalla volontà di Alice Alessandri e Alberto Aleo di unire le loro esperienze per dare una svolta alla vita personale e professionale. Il progetto è basato sull’idea di cambiare la forma mentis del mercato rispetto ai concetti di “vendita”, “marketing” e “leadership” dimostrando che fare business eticamente si può e può essere assolutamente efficace.

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