Una delle chiavi della comunicazione è scoprire con curiosità la mappa dell’altro. Cosi ci si renderà conto che, sebbene abbia le nostre stesse tessere del puzzle, incredibilmente il suo disegno sarà diverso dal nostro.
"Io non mi spiego tu non mi capisci. Come imparare a comunicare meglio." di Xavier Guix (Autore) Prezzo: EUR 10,20 Copertina flessibile: 192 pagine Editore: Vallardi A. (13 ottobre 2016) Lingua: Italiano
“Io non mi spiego, tu non mi capisci” è un piccolo manuale sulla comunicazione umana che offre spunti interessanti e pratici per acquisire una migliore consapevolezza di sé e migliorare le relazioni col prossimo. Considerare la comunicazione come l’elemento fondante della relazione è il presupposto di base per comprendere come spesso i problemi quotidiani siano ad essa correlati.
Xavier Guix è un eclettico formatore spagnolo, attore professionista, con ampia conoscenza di media quali teatro, televisione e radio. Esperto di Programmazione Neuro Linguistica e profondo conoscitore della psiche umana, attraverso questo libro accompagna il lettore all’interno dei meccanismi della comunicazione e del comportamento, aiutandolo ad ampliare il proprio punto di vista.
La Comunicazione è Relazione
Il primo significato del verbo comunicare è “mettere in comune”, “creare legami”: creare una relazione con l’altro, in un processo di scambio e comprensione dei punti di vista e delle diverse identità.
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La comunicazione è lo sfondo delle nostre relazioni , anche se spesso la rendiamo complicata dando per scontato che l’altro “funzioni” come noi. A volte, infatti, è difficile capirsi semplicemente perché siamo diversi.
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Partendo dal presupposto di base che “non si può non comunicare”, ovvero che tutto è comunicazione, per quanto ci sforziamo, ci risulterà comunque impossibile trasmettere esattamente ciò che sentiamo e viviamo dentro di noi. Nulla è più privato della nostra realtà emotiva interiore. Sebbene riconosciamo che nell’essenza siamo tutti fatti della stessa natura, la presenza dell’altro presuppone sempre una diversità che, se non accettata, ci può far perdere o, al contrario se compresa, farci ritrovare.
Dal comportamento dell’altro possiamo imparare molto di noi stessi. La relazione è infatti un sistema dove i comportamenti sono circolari: ognuno è insieme azione e risposta ad un diverso comportamento. Ad ogni messaggio inviato corrisponde un feedback, una risposta di ritorno che diventa a sua volta un nuovo messaggio inviato dal nostro interlocutore. Per questo non esiste comunicazione giusta o sbagliata, in quanto essa è definita dalla risposta che riceviamo dall’altro.
A questo punto diventa fondamentale mettere in atto un nuovo modo di osservare tutti gli elementi del processo comunicativo in atto. Tecnicamente si parla di “attenzione divisa”, ovvero la capacità osservare contemporaneamente se stesso e l’altro, raccogliendo dettagli sul proprio modo di comunicare e sull’effetto che questo suscita nell’altro. Si tratta di andare oltre le parole, portare attenzione al modo in cui queste vengono dette, al tono di voce, alla gestualità, alle espressioni del volto, alla postura che noi e l’altro stiamo mettiamo in atto nello scambio comunicativo.
Essere presenti a ciò che sta accadendo ci permette di modificare la nostra comunicazione per renderla efficace.
La vita è come un’eco. Se non ti piace la risposta che ricevi, presta attenzione a ciò che comunichi.
Ma perché a volte è così difficile capirsi?
“La mappa non è il territorio”
Questo enunciato di Alfred Korzybsky, spiega in modo chiaro e sintetico un presupposto di base della comunicazione, e cioè che ciascuno capisce ciò che vuole (e può) capire sulla base della propria rappresentazione della realtà e della interpretazione che ne scaturisce.
Nonostante le similitudini strutturali fra gli esseri umani, ogni persona ha una propria “mappa” sul funzionamento del mondo, cioè una propria rappresentazione della realtà frutto della propria esperienza di vita. Fin da piccoli esploriamo ciò che ci circonda attraverso i cinque sensi e raccogliamo informazioni che archiviamo in conoscenze.I comportamenti che teniamo sono dettati dai nostri valori, ciò in cui crediamo e su cui fondiamo le nostre convinzioni. Tutto ciò che mettiamo in atto è frutto della nostra rappresentazione della realtà. E, per quanto sia difficile da credere, la verità è che ognuno di noi sperimenta la vita secondo la propria mappa e la propria verità.
Per diventare efficaci nella comunicazione e quindi nella relazione, dobbiamo renderci responsabili di ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo, porci cioè in prima persona, lasciando all’altro la responsabilità di ciò che pensa, sente e fa.
Tutto ciò che passa sotto il nostro sguardo viene analizzato e al tempo stesso interpretato: è esattamente lì che iniziano a prodursi le differenze. A volte però ci relazioniamo con l’altro partendo dalle nostre supposizioni su ciò che crediamo siano le sue intenzioni e i suoi desideri. Se ci abituassimo a chiedere piuttosto che prendere per vere le nostre supposizioni, otterremmo sicuramente risultati migliori. Chiedendo, infatti, verifichiamo le nostre ipotesi sull’altro, rendiamo chiara l’informazione e permettiamo all’altro di pensare con la sua testa.
Mettersi nei panni dell’altro
Ogni volta che entriamo in relazione con qualcuno sperimentiamo un nuovo tipo di esperienza, non solo perché ogni persona è unica e diversa, ma anche noi ci comportiamo in modo diverso davanti a situazioni solo apparentemente identiche.
Cogliere il presente è quindi molto importante nella relazione.
Vivere in tempo presente significa darsi l’opportunità di trovare un nuovo modo di agire e dare un diverso significato all’esperienza. Solo così avremo lo “spazio interiore” e la curiosità che ci permetteranno di metterci nei panni dell’altro, comprendere ciò che prova e accettarlo come persona. Creare empatia significa uscire dal proprio mondo e aprirsi al mondo dell’altro, restituendo alla relazione il suo significato di scambio.
E poiché tu sai di non poterti vedere bene se non per riflesso, io, il tuo specchio, rivelerò con discrezione a te stesso quello che di te stesso tu ancora non conosci.
Frammento da Atto I, Giulio Cesare, di W. Shakespeare
Ho amato da subito questo libro, che trasmette i tanti insegnamenti in esso racchiusi in modo semplice e diretto, immediato anche per chi non fosse esperto in materia.
Trovo che questo libro offra veri strumenti di miglioramento personale, grazie al suo approccio poliedrico guidando il lettore attraverso il complesso e affascinante viaggio nella comunicazione.
Le relazioni esistono per insegnarci chi siamo.
| partem claram semper aspice |
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