di Alice Alessandri e Alberto Aleo
In Passodue ci siamo dati l’obiettivo di dimostrare che è possibile rimanere fedeli ai propri principi morali ed etici, pur non di meno, ottenere successo. Anzi, a dirla tutta, vorremmo dimostrare che grazie all’etica si ottengono migliori risultati. Questo “credo” è però contrastato da esempi contrari (basta aprire un giornale per rendersene conto) e da “tare culturali” a prima vista di matrice cattolica. I Vangeli infatti paiono sostenere un’incontrovertibile verità: se sei ricco non sarà facile trovare spazio nel “regno dei cieli”. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Baccaglini, filosofo e conferenziere che di religione cristiana e di Vangelo se ne intende. Alessandro infatti ha scritto il libro “La Via dell’amore perfetto” nel quale, partendo dal Nuovo Testamento, suggerisce dei modi per evolvere e migliorare la nostra vita, verso un benessere di cui anche la ricchezza è parte.
Ricchi ma onesti
“Si può essere ricchi e onesti; il testo fondamentale della religione cristiana non solo non lo nega ma addirittura incentiva questa idea”. Secondo Baccaglini, leggendo in modo “tecnico” il Vangelo è possibile scoprire perché benessere e religione non sono in contrasto.
“Il giovane ricco (Lc 18, 18-27), a cui si rivolge Gesù chiedendogli di abbandonare ogni suo avere per seguirlo, diventa triste perché non ha carpito un segreto fondamentale che lo separa dal vero successo e dal benessere: per ricevere in abbondanza bisogna prima dare in abbondanza, ma per poter dare prima bisogna essere”.
Tutto il Nuovo Testamento è costellato di indicazioni per nutrire ed elevare il nostro “essere” e, se letto con attenzione e profondità, non fornisce una visione “meccanica” della salvezza basata su banali precetti riguardanti il danaro. L’equazione povero = degno del paradiso e ricco = condannato agli inferi è troppo semplicista e non è contenuta in nessuna pagina del testo. Anche quando si parla direttamente di ricchezza lo si fa in modo metaforico. Se c’è un’indicazione da seguire potremmo riassumerla così: non diventare schiavo dei beni materiali e dell’esteriorità, perché la prosperità si costruisce partendo dal sé.
Mix pagano
“La stigmatizzazione della ricchezza, l’idea che il ricco opprime il povero, sottraendogli beni e felicità, non è cristiana. Viene piuttosto da una commistione tra ideologie laiche di stampo marxista forzatamente innestate nel cattolicesimo”.
Non c’è competizione per la felicità e l’idea che se riesco ad ottenere successo e benessere, allora sto togliendo qualcosa a qualcuno come in un gioco a “somma zero”, è tutto meno che coerente con l’insegnamento dei Vangeli.
“Gesù non disdegnava le comodità e la bellezza, se queste erano lo specchio dei sentimenti e del benessere interiore”. Quando chiede di rinunciare ai beni lo fa per suggerire una liberazione volontaria dalle catene dell’io, non sta banalmente indicando la povertà materiale come via di salvezza.“ Egli riceve aiuti da personaggi importanti, è amico dei ricchi, coltiva la cultura e l’eleganza nel parlare ma resta libero dall’ambizione materiale e dall’accumulo”.
La porta stretta
“Dobbiamo tenere presente che la famosa espressione secondo la quale è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli (Mt 19,24) è il frutto di una traduzione erronea, sedimentatasi nella tradizione. La parola che Gesù impiega in aramaico significa corda spessa, e non cammello; l’errore si deve alla loro somiglianza in aramaico. Laddove è impossibile per un cammello passare per la cruna di un ago, ciò potrebbe essere certamente difficoltoso, ma non impossibile per una corda spessa. L’immagine suggerisce dunque che la porta per il Regno dei Cieli sia senz’altro stretta, tuttavia non sbarrata. Quindi ciò che davvero voleva dirci Gesù è che se sei ricco, se sei cresciuto circondato da beni materiali, per te il percorso di liberazione sarà forse più faticoso ma certamente non precluso”. Si tratta dunque di una grande sfida e sappiamo che al protagonista dei Vangeli piacevano molto coloro che non si tiravano indietro davanti alle difficoltà.
Se quindi la tua felicità e il tuo benessere sono frutto del tuo impegno e della tua evoluzione, saranno benedetti da Dio.
D’altronde, è utile ricordarlo, il lavoro organizzato, la produzione e vendita di beni per garantire il sostentamento di una comunità, la preghiera sotto forma d’impegno anche professionale, sono concetti nati nei nostri monasteri. L’idea stessa di “giusto salario” è una novità introdotta dal Nuovo Testamento dove si annuncia che riceveremo sempre il frutto del nostro operato, sia nel bene che nel male.
Risveglio collettivo
Ma in quale momento della storia è avvenuto allora il corto circuito tra produzione organizzata e religione, cristianesimo e capitalismo?
“Il Vangelo invita a percorrere una strada interiore e personale verso la salvezza, in un certo senso quindi promuove l’individualità”. Ma, come ben sappiamo, l’individualità può essere pericolosa perché rischia di farci porre il nostro interesse personale al di sopra di tutto. “Il figliol prodigo (Lc 15, 11-32) si perde a causa delle ricchezze che il padre gli mette a disposizione. Compie un percorso di salvezza che è interiore, che lo porta ad attraversare gli stadi più angusti dell’esistenza e del dolore, ma trova dentro di sé la forza per redimersi e diventare un uomo nuovo”. Secondo Baccaglini è proprio qui che risiede l’attualità del messaggio cristiano e il motivo per cui oggi assistiamo ad un risveglio di coscienze e ad un rinnovato interesse verso la spiritualità.
“Dopo aver esplorato gli aspetti più bui del nostro egoismo, stiamo lentamente ritornando a casa. Ritroveremo le ricchezze che vi abbiamo lasciato e le fonderemo coi nuovi tesori scoperti durante il viaggio. Guarderemo tutto questo patrimonio sotto la luce della coscienza e saremo finalmente liberi di goderne a pieno i frutti”.
Prima di lasciare Alessandro gli chiediamo come mai lui, figlio di atei e filosofo di professione, si sia tanto appassionato al Vangelo e alla figura di Cristo. “Stavo preparando un esame sulla filosofia cristiana in un periodo difficile della mia vita e leggendo il sacro testo mi sono reso conto che quella era anche la mia storia, la metafora del diventare adulto. Ho sentito che la vibrazione emanata da quelle pagine era della stessa nota che sentivo dentro.” D’altronde, come ci ricorda lui stesso, ti accorgi di aver trovato il tuo Maestro quando senti che è in grado di ascoltarti e aiutarti a portare alla luce ciò che davvero hai dentro.
Potete continuare a seguire Alessandro Baccaglini nella sua pagina facebook dove pubblica quotidianamente video e articoli.
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