di Alice Alessandri e Alberto Alberto
Quali sono le qualità di un leader? Cosa distingue un esecutore da un condottiero? Quest’anno alla Sloan Business School del MIT siamo stati invitati a partecipare ad un corso tenuto dal Prof. Leight (Lee per gli amici) Hafrey che ha come tema la leadership etica. Ci siamo quindi dovuti preparare leggendo molti scritti di Martin Luther King, Madison, Macchiavelli, Aung San Suu Kyi e altri. La cosa che ci è saltata subito all’occhio è l’estrema praticità e applicabilità di ciò che dicono. Nessuno di loro ha infatti proposto formule magiche o particolarmente complesse per risolvere i problemi contingenti di cui si sono dovuti occupare, ma tutti hanno cercato di rendere ciò che pensavano utilizzabile e, tranne forse Macchiavelli lei cui azioni furono delegate a Lorenzo dè Medici, hanno poi agito personalmente.
Lungi dall’essere un esercizio teorico di supremazia intellettiva o di potere, la leadership va conquistata sul campo.
Per essere un leader, in qualsiasi ambito e anche nella propria vita, è necessario agire e per agire spesso è indispensabile semplificare. La semplificazione è il prezzo che un vero condottiero paga alla realtà per poter essere efficiente nel raggiungere i suoi scopi. Egli sa che tra il dire e il fare c’è di mezzo il provare e che, nell’atto di provare, qualcosa delle idee originali che hanno ispirato i suoi passi dovrà essere lasciato indietro. Sa anche che quelli che sulla carta potrebbero sembrare ostacoli insormontabili nella realtà si affrontano con un unico semplice salto. Ecco perché come ci ha ricordato lo scrittore Attilio Piazza in una recente conferenza:
i problemi sono sempre pieni di dettagli e le soluzioni invece sono semplicissime.
Qual è la lezione che abbiamo imparato? Che per essere leader bisogna diventare qualcosa a metà tra un guerriero e un filosofo e che la differenza tra questi due archetipi spesso si riduce ad un gesto. Entrambi hanno bisogno di sognare per immaginare una realtà migliore, entrambi contribuiscono alla sua evoluzione, ma l’uno agisce mentre l’altro osserva e ragiona. Come si riesce a fonderli insieme? Quando avrete capito qual è la vostra direzione, quando il vostro pensiero, le vostre idee vi avranno indicato chiaramente la strada, agite! I risultati delle vostre azioni all’inizio forse assomiglieranno poco a quello che vi eravate immaginati; in un primo momento sogni e realtà faranno fatica a convergere, ma se quella imboccata è la direzione “giusta” prima o poi si ricongiungeranno.
Stare alla finestra non serve a cambiare il mondo e la nostra vita, è utile invece agire con coraggio, determinazione e speranza.
Non ascoltate quelli che, rimanendo affacciati al davanzale, vi diranno “ma non è così che va fatto!” perché con ogni probabilità essi non si sono mai messi in gioco sul serio o se hanno tentato non sono riusciti e ora vi riversano addosso la loro frustrazione. Provate per credere, soprattutto ai vostri sogni; siate coerenti ma ricordatevi che la coerenza è un mezzo e non un fine, non c’è niente di peggio infatti che rimanere fedeli a qualcosa che non ci appartiene più; prendetevi con gioia la responsabilità delle conseguenze perché queste saranno il segno del vostro agire. Una frase di Macchiavelli spiega bene come immaginazione e pragmatismo debbano convivere per renderci leader della nostra vita:
fare come gli arcieri prudenti, a’ quali parendo el luogo dove desegnano ferire troppo lontano, […] pongono la mira assai più alta che il luogo destinato […] per potere con lo aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro
Il segreto è quindi sognare “fuori scala”, lasciando libera la vostra mente di immaginare soluzioni e scenari altrimenti irrealizzabili, ma agire “in scala” rapportandovi alla vostra realtà e provando a imboccare concretamente la direttrice dei vostri sogni.
| partem claram semper aspice |
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