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di Alice Alessandri e Alberto Aleo

Passeggiando per le strade di NY e Boston, anche uno sguardo poco attento si accorge immediatamente che l’Italia è un brand molto diffuso e di successo: lo trovi nei ristoranti, nei supermercati e nei negozi alla moda. Come tutti i brand è costruito intorno ad un “sistema di valori” il quale, a nostro avviso, ha al centro l’idea di famiglia che gli americani ci invidiano molto. Ciò che loro legano a questa parola è, in alcuni casi, molto diverso da quello cui essa rimanda per noi Italiani.

Il concetto di famiglia assume qui una dimensione più corale, identificandosi con quello (tipico americano) di comunità.

italia come brand

Per farci un’idea di cosa intendano qui per comunità siamo andati ad Oak Bluffs sull’isola di Martha’s Vineyard dove è nata la prima comunità di “neri” liberi che ancora oggi conserva le sue tradizioni ed il suo potere (Malcom X, Martin Luther King e Barak Obama sono alcuni tra i frequentatori passati e presenti di queste località). Il senso civico e i valori alla base dei moderni Stati Uniti in parte sono nati tra i giardini e le coloratissime case di quest’isola. Cos’è che rendeva unite e forti queste comunità? L’accettazione di valori comuni (spesso legati alla religione), la consapevolezza della propria diversità e l’obiettivo condiviso di integrarsi conservando però la propria individualità: cose insomma molto simili a quelle davanti alle quali ci siamo trovati visitando Little Italy. Tutto ciò ha rafforzato la nostra idea che per gli americani famiglia e comunità siano due livelli contigui della coesione sociale e del senso civico, elementi così importanti nella nostra ricerca sulla vendita etica.

In Italia invece – contrariamente a quanto credono gli americani – i concetti di famiglia e comunità non sono così legati come in USA, anzi a volte sono antitetici.

OakBluffs

Un vecchio detto siciliano recita “la famiglia è quella che chiudi con te a casa quando viene sera”, lasciando intendere che il mondo di cui vale la pena prendersi cura, di cui ci si può fidare, finisce sulla soglia di casa. Molto spesso infatti all’idea italiana di famiglia corrisponde una sorta d’individualismo allargato, auto-interesse che comprende la cerchia dei propri parenti (o affiliati). Sarà perché la società non è stata in grado di produrre regole chiare o di assicurare protezione (che invece la “famiglia” sembrerebbe garantire) ma questi due termini scontrandosi hanno prodotto un dualismo che ha effetti deleteri: un’azione condannabile a livello sociale può essere utile e giusta a livello individuale e “familiare” o viceversa.

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Anche l’etica del successo ne risulta influenzata, pensiamo ad esempio alle anomalie cui assistiamo in Italia in cui alcuni politici o personaggi pubblici continuano a raccogliere consensi pur perseguendo esclusivamente e in modo conclamato il loro interesse personale (e quello della loro “famiglia” di adepti). In fondo ad ogni italiano giace l’idea che esista una dimensione (quella “familiare” appunto) in cui questi comportamenti trovino giustificazione ed il problema è piuttosto come riuscire ad entrare in quella “famiglia”.

La convivenza tra interessi “familiari” ed interessi sociali è stata possibile solo perché l’Italia, per una serie di ragioni, è rimasta isolata e protetta dalle dinamiche internazionali, ora però che essa è pressata fortemente dall’esterno l’incompatibilità tra questi due mondi si rende drammaticamente evidente. Sembra di essere tornati al periodo dei Comuni, quando gli interessi individuali di stati e staterelli nostrani (che pur avevano saputo produrre ricchezza e prosperità) non permisero al nostro paese di organizzarsi per scongiurare l’invasione delle potenze emergenti della nuova Europa.

Gli italiani d’America e i loro concittadini di colore di Oak Bluffs ci hanno insegnato questo: famiglia e comunità possono convivere e supportarsi a vicenda, condividendo obiettivi e interessi.

I nostri “zii d’America” sono consapevoli della loro diversità, di cui vanno orgogliosi e che hanno saputo trasformare in brand, ma si conformano alle regole della società perché hanno imparato che agendo per il bene comune da questo deriverà un beneficio anche personale.

Una lezione che dovremmo re-importate in patria.

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| partem claram semper aspice |

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Un percorso accademico non convenzionale insieme ad una carriera manageriale che è durata più di un decennio nel ruolo di responsabile marketing e di direttore vendite per note aziende italiane, mi hanno trasformato in un “architetto” di strategie di mercato. Nel 2011 ho fondato insieme a mia moglie Alice lo studio di consulenza e formazione Passodue il che mi ha permesso di poter mettere a disposizione dei clienti un bagaglio di esperienze e conoscenze molto vario, che spazia dall’economia, al marketing, alla gestione di reti commerciali.

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Bella analisi Alberto, tutto corretto. Ma sembra che tu abbia dimenticato un’accezione della parola “famiglia”, che dovrebbe essere fra l’altro tristemente nota in USA…

  2. Ciao Leo, non ho dimenticato è che mi sembrava triste ricordare i Godfather di tutto il mondo… anche gli americani, nonostante tutto, non intendono quell’idea di famiglia come caratterizzante la nostra “italianità” ma quasi un problema sociale che è da gestire come intera comunità.

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