di Alice Alessandri e Alberto Aleo
Da quando siamo rientrati in Italia molti amici e colleghi di lavoro ci chiedono se abbiamo intenzione di ritornare – questa volta per sempre – a Boston, se davvero esiste tutta questa differenza tra “noi” e “loro”, cosa pensano gli statunitensi dell’Italia e, in ultima analisi, se – visto alla luce del confronto – il nostro paese è da considerarsi irrimediabilmente spacciato…
Guardando solo ai numeri la risposta sarebbe ahimè ovvia: anche senza voler scomodare PIL, spread e altri dati “quantitativi”, si capisce che gli italiani stanno preoccupantemente perdendo l’ottimismo, la giocosità e la spensieratezza che fino ad adesso gli hanno “assicurato” il superamento di qualsiasi crisi. È notizia di questi giorni la perdita di 17 posizioni dell’Italia nella classifica dei paesi più felici del mondo! Se poi qualcuno volesse indagare in che rapporto stanno felicità e capacità di essere creativi ed innovativi (doti tipicamente italiane che il mondo ci invidia) sono certo che a più persone tremerebbero i polsi…
Ad ulteriore riprova, in questi giorni ci è capitato di confrontarci con un nostro caro amico, giovane imprenditore di successo. Uno per intenderci che a soli vent’anni ha messo su un’azienda dal nulla, rischiando, raccogliendo successi e opportunità. Un cittadino modello, di quelli che non aspettano il posto di lavoro ma lo creano per se e per gli altri. Il livello di “salute” di un sistema si misura anche da come tratta i suoi “figli” migliori: qualsiasi paese evoluto e civile farebbe ponti d’oro ad uno così, considerandolo una risorsa strategica ed un sicuro investimento sul proprio futuro! Ebbene, anche lui è deluso e amareggiato perché tutto ciò che lo circonda sembra essere concepito per frustrare le sue ambizioni, impastoiare i suoi progetti, esaurire le sue risorse mentali e fisiche.
Allora scappiamo? Ci trasferiamo tutti in massa al di là dell’Oceano? Mandiamo i nostri figli a studiare fuori, accompagnandoli in aeroporto con lo stesso spirito con cui i nostri trisavoli accompagnavano sui ponti delle navi i loro parenti in partenza per l’America?
La nostra risposta è “si” e “no”. Si perché partire è necessario per rendersi conto che nel mondo esistono paesi dove il merito conta, le idee sono semi che incontrano una terra fertile e l’etica non è un abito lussuoso per pochi fortunati ma un martello per forgiare il proprio futuro. E No perché il mondo si è “rimpicciolito”, tutto è facilmente raggiungibile, al posto delle navi ci sono gli aerei, i viaggi sono reversibili e all’imbarco ci si dice “ciao” contemplando la possibilità di tornare.
Avete capito: la nostra risposta è il pendolarismo!
L’Italia è in effetti ancora una buona, ottima, base di partenza per viaggi esplorativi che ci cambino dentro e, una volta tornati a casa, ci permettano di ri-arredarla in modo nuovo e originale.
Riempiamoci gli occhi di civiltà dunque e di cose che funzionano. Sbalordiamoci davanti al poco degli altri che frutta molto o tornando deprimiamoci per il nostro moltissimo che frutta niente: è questo l’atteggiamento che prelude al cambiamento. Svecchiamo l’Italia trasportando dentro la nostra coscienza massicce dosi di senso civico, cultura, conoscenza, rabbia, indignazione e voglia di cambiamento che ci saremo creati viaggiando.
Decidiamo di appartenere a quella catena di montaggio fatta di anime operose, che impastando le loro vite con quelle di altre culture e razze, siano in grado di creare la materia del cambiamento, trasportandola poi indietro lungo le molte strade che, si sa, conducono a Roma.
Per quanto ci riguarda torneremo a Boston presto, per un periodo lungo almeno quanto quello appena trascorso. Lo faremo anno dopo anno, “strecciando” le nostre vite per “strecciare” le nostre coscienze, orientandole verso sensibilità e idee più ampie e salubri.
Ormai è chiaro a tutti che le risposte alle domande che ci assillano non arriveranno da dove sarebbe lecito aspettarsele. Non resta che aprire la porta e uscire per strada, fare esperienza del mondo e iniziare a cercarle altrove: qualsiasi cosa troveremo sarà comunque la nostra risposta e ci cambierà nel profondo. Ecco perché sul passaporto noi vorremmo scrivere nazionalità: Italiana, cittadinanza: varia.
| partem claram semper aspice |
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“Qualsiasi cosa trovermo sarà comunque la nostra risposta e ci cambierà nel profondo”. Frase da segnare e rileggere ad ogni partenza
Complimenti….un approccio al lavoro e alla vita che condivido in pieno
Grazie!!! Seguiamo con interesse anche il tuo blog
Mi fa piacere. è un interesse che contraccambio perchè apprezzo davvero tanto il vostro approccio e mi piacete come persone. Continuate così.