skip to Main Content
Ascolta
Getting your Trinity Audio player ready...

di Mauro Vedovello

Che cosa è l’errore e come comportarci quando capita di sbagliare? Sono domande antiche come l’umanità. Questo articolo analizza le idee che comunemente abbiamo sulle scelte errate e in generale sugli errori nel mondo aziendale, sulle conseguenze e sulle cause che portano a sbagliare, per concludere con una riflessione dedicata a come gestire individualmente quello che chiamiamo errore o fallimento.  

Errore e società

La parola errore nel nostro linguaggio porta con sè un carico di significati negativi non di poco conto, dallo sbaglio al fallimento, dal giudizio alla critica altrui per arrivare sino al senso di colpa e alla punizione. Vedremo che storicamente non è sempre stato così ma analizziamolo prima nel contesto attuale. 

Tutti conosciamo la famosa locuzione “sbagliare è umano, perseverare è diabolico” che è passata nel nostro linguaggio grazie alla sua diffusione da parte di Sant’Agostino ma che era già presente nelle opere dello stoico Cicerone. Tutti la conosciamo ma raramente ne comprendiamo la portata nelle nostre vite, anzi tutte le volte che commettiamo un errore tendiamo in qualche modo a giustificarlo con il fatto che “è umano” oppure che “nessun è perfetto”, ancora lo neghiamo e non ce ne prendiamo la responsabilità. Ma non è detto che tutte le società la pensino così.

L’Etica dell’errore nella nostra cultura (mi riferisco in particolare all’Italia) ha storicamente una forte connotazione religiosa nella quale l’essere umano, sebbene creato ad immagine e somiglianza di Dio, non è perfetto e pertanto è passibile di errore.


Questo retaggio condiziona fortemente la nostra opinione ed ecco che l’errore, lo sbaglio e il fallimento sono visti spesso come un peso e un’onta da rinnegare agli occhi della comunità.


Un esempio di quanto sia necessario superare i limiti di questa visione lo ritroviamo nell’evoluzione del linguaggio che regola il processo di crisi di un’impresa: oggi non si parla più di fallimento ma dal 2019 il codice ha sostituito il termine con un più asettico liquidazione giudiziale. 

The American way

Non in tutte le culture l’errore è visto allo stesso modo. Negli Stati Uniti d’America sbagliare è un processo naturale verso il successo. In quel paese l’atteggiamento più comune di fronte ad un errore è quello pratico, che scientificamente viene chiamato trial-error, ovvero l’apprendimento dagli errori.

La cultura a “stelle e strisce è fondata sul successo e sul suo perseguimento, basandosi su un’idea che ha fatto proprio il motto “Sky is the limit” ovvero che l’unico limite all’agire umano sia il cielo. Curioso osservare proprio come oggi gli USA abbiamo ripreso – a colpi di razzi targati Elon Musk – a sfidare anche questo limite, forse per cercarvene uno nuovo.

La visione del limite celeste trasmette all’interno di quella società l’idea che non esistano confini reali se non quelli che ci poniamo da soli.


Chi adotta questa mentalità affronta le sfide con fiducia ed è più portata ad apprendere dagli errori e dai fallimenti, vedendo ogni ostacolo come un’opportunità per crescere.


Esiste però una deriva e consiste nel fatto di mascherare il fallimento e l’errore trasformandolo in un successo, come sta avvenendo un po’ ovunque nella politica o nella propaganda di quel paese. Ad esempio in un recente lancio dell’agenzia SpaceX si è celebrato il risultato del reattore rientrato sulla terra escludendo dai comunicati il fallimento della missione che ha visto l’esplosione del razzo che doveva portare i satelliti in orbita. 

L’etica dell’errore: dalla filosofia antica al significato moderno di hamartia

Nessuno di noi ama sbagliare ed in particolare nessuno ama sentirsi dire di aver sbagliato, perché ciò ferisce la nostra autostima e l’immagine idealizzata che abbiamo di noi stessi. 

In tutte le scuole filosofiche del passato l’errore e il suo riconoscimento era visto come propedeutico all’auto-correzione. L’errore e il suo ripetersi, in assenza della virtù, generava però una passione (un’attaccamento emotivo) e da questa un vizio che portava alla rovina.

È il caso di Edipo (nell’Edipo Re di Sofocle) che nel tentativo di sfuggire al proprio destino, compie proprio le azioni che lo conducono alla rovina. Ma vale anche per Achille (nell’Iliade di Omero) la cui ira e il desiderio di vendetta lo portano a compiere azioni che avranno conseguenze drammatiche.

Il verbo greco usato per definire l’errore è hamartia che deve la sua origine al tiro con l’arco ed indica quando un arciere mancava il bersaglio. Aristotele nella Poetica la definiva come un errore di giudizio dettato da una mancanza di consapevolezza di sé.

Hamartia significa quindi sbagliare, fallire un obiettivo e non ha una connotazione morale. Solo successivamente con la traduzione dell’Antico Testamento dall’ebraico al greco la parola verrà usata per indicare una colpa e l’allontanamento dalla legge di Dio. Con l’ascesa del cristianesimo e la trascrizione della Bibbia in latino hamartia verrà tradotta con il termine di peccato. 

Come porsi di fronte all’errore?

Visto con gli occhi degli antichi l’errore è pertanto qualcosa che non dovrebbe esserci (un accidente) ma che persiste nella nostra esperienza. Per essi il modo migliore di porsi di fronte ad uno sbaglio è quello di comprendere ciò che ne sta alla base e come l’arciere, grazie alla pratica e all’allenamento, smettere di andare fuori segno e imparare a colpire il bersaglio. In altre parole comprendere la radice del nostro errare. L’insegnamento antico ci avverte della necessità di un percorso ed una scuola per uscire dal circolo dell’errore.

Il portato di quest’ultima affermazione è che per utilizzare correttamente i nostri errori, trasformandoli in stimoli per imparare e correggerci, avremmo bisogno di aiuto e insegnamenti. Ritrovarsi da soli dopo aver sbagliato ci è infatti di ben poco supporto.

“Quando un uomo inizia a educarsi, accusa gli altri dei propri mali. Quando la sua educazione progredisce, inizia ad accusare se stesso. Quando l’ha completata, non accusa più né gli altri né se stesso.” Epitteto (50-130 d.C.), 

La maturità di un individuo si riflette nel modo in cui affronta le proprie difficoltà e responsabilità. Riconoscere i nostri errori senza darcene una colpa ma utilizzandoli per aiutarci a prendere la nostra personale responsabilità è quanto di più coraggioso possiamo fare all’interno della nostra organizzazione. 

| partem claram semper aspice |

Le foto utilizzate – là dove non siano di proprietà della redazione o dei nostri ospiti – sono acquistate su Adobe Stock e IStockPhoto o scaricate da piattaforme come UnSplash o Pexels.

Ti è piaciuto questo articolo e vuoi approfondire i temi?

Scopri il nostro quarto libro "Guida alle Motivazioni d’Acquisto", scritto a otto mani insieme a Luca Giorgetti e Serena Calderoni, e curato da Giovanna Rossi.

L'obiettivo di questo libro è rendere accessibili le teorie che analizzano e decodificano i meccanismi d’acquisto dei clienti, fare sì che venditori ed esperti di marketing possano utilizzarle in modo proficuo e corretto, infine anche in un contesto di mercato rispettare la diversità e complessità che ci contraddistinguono come esseri umani. 

 

Passodue, studio di consulenza e formazione, nasce nel 2012 dalla volontà di Alice Alessandri e Alberto Aleo di unire le loro esperienze per dare una svolta alla vita personale e professionale. Il progetto è basato sull’idea di cambiare la forma mentis del mercato rispetto ai concetti di “vendita”, “marketing” e “leadership” dimostrando che fare business eticamente si può e può essere assolutamente efficace.

This Post Has 0 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Diario di un consulente alberto aleo alice alessandri giovanna rossi
Back To Top
Close mobile menu