del team Passodue
In Passodue abbiamo l’abitudine di organizzare una cena o un pranzo per farci gli auguri e darci appuntamento al prossimo anno. Di solito ognuno porta una pietanza, un piccolo dono da condividere e, se può, un tema su cui riflettere insieme. Quest’anno abbiamo deciso di aggiungere un posto in più alla nostra tavola, anzi forse dovremmo dire tanti quanti sono coloro che ci leggono. Vorremmo infatti condividere con voi se non la mensa, almeno i pensieri che accompagneranno il nostro incontro.
Quest’anno il tema su cui riflettere c’è sembrato dovesse essere il tempo. Forse non è un argomento troppo originale ma, anche se alla sua valorizzazione sono state dedicate molte parole, nelle nostre vite pare essere ancora la merce scarsa. E non perché ce ne sia sempre poco a disposizione ma, al contrario, perché tendiamo a trascurarlo, usarlo male, farlo diventare un alibi o un pretesto. Eppure quanti di noi vivono pieni di rimorsi o rimpianti, ansie e stress, sognando di poter tornare indietro oppure saltare in avanti nel tempo. Allora, come in un giro di tavolo, abbiamo chiesto ad ognuno dei membri di Passodue di raccontarci un aneddoto o una storia che racconti il suo rapporto con il tempo e contenga anche una morale. Un piccolo regalo per chi ci legge fatto di tempo dedicato e di tempo pensato.
Il tempo per giocare di Luca Stoppioni
Da bambino trascorrevo parecchio tempo a disegnare e la mia scrivania era sempre ricoperta di trucioli di gomma. Dopo una pausa piuttosto lunga, qualche anno fa ho deciso di riprendere in mano matita e temperino e ho creato nello mio studio un angolo dedicato. Tutte le volte in cui mi siedo al tavolo e inizio a disegnare succede una cosa curiosa: perdo del tutto la cognizione del tempo. È una sensazione difficile da descrivere, è come se le lancette non esistessero più, è come se fossi catapultato in un’altra dimensione. Inizio, spesso, subito dopo cena e puff, in un batter d’occhio, arriva mezzanotte!
Nel quotidiano non ho sempre un buon rapporto con l’orologio, a volte tendo ad arrivare troppo in anticipo agli appuntamenti, a sovraccaricarmi di impegni o a ridurmi all’ultimo. L’impegno nella gestione del tempo richiede parecchie energie: aver scoperto che c’è un angolino in cui il tempo non esiste è stata una bella sorpresa e mi è di grande aiuto. È una sorta di spazio di compensazione, dove ricarico le batterie e le energie per affrontare meglio le sfide quotidiane o, se volete, un piccolo rifugio dove ritrovarmi quando l’ansia e lo stress fanno capolino.
Il vivere una dimensione “senza tempo” mi aiuta a gestire meglio il tempo: provateci anche voi!
Photo Kelly Sikkema on UnSplash
Figli che donano tempo di qualità di Luca Giorgetti
Che bello metter su famiglia e avere due bambini che gioiosi corrono per casa! Ecco come le pubblicità ci riassumono la vita domestica in pieno stile “mulino bianco”. Ma anche no grazie, questi scenari meravigliosi non piovono dall’alto.
Per me il tempo ha iniziato ad assumere un nuovo significato quando ho imparato a capire che sta a me inserire qualità nel suo scorrere: ciò che invece ho sempre fatto è ricercare un po’ di tempo libero, per fare le mie cose, ragionando quindi per quantità.
“Una volta che mia moglie ed i miei figli sono a posto, avrò del tempo per me”, dicevo. E invece non funziona così. O meglio, può funzionare diversamente. Il tempo per me lo riservo intenzionalmente, oppure ci sarà sempre qualche imprevisto a mettersi di mezzo. Non sono uno stacanovista, ma ho trovato ottimale riservarmi degli slot nell’agenda, segnandoli con un bel verde smeraldo, in cui scrivo “Free”. Quando c’è da prendere un appuntamento con un cliente o è ora di scegliere una data in cui inserire un corso, se scorrendo l’agenda incontro uno di quegli slot “Free”, lo tratto al pari di una convocazione papale. Sono sacri, momenti a cui non sono disposto a rinunciare, nei quali posso ritornare in contatto con me stesso, anche a costo di annoiarmi non facendo nulla. Perché? Perché altrimenti il burn out è dietro l’angolo. Egoista? Assolutamente sì. Sanamente egoista.
La macchina del tempo di Alberto Aleo
Quest’anno ho compiuto 50 anni, una cifra importante che mi ha autorizzato a regalarmi l’auto dei miei sogni di adolescente. Il Duetto dell’Alfa Romeo per me non è soltanto una vettura, è una vera e propria macchina del tempo che già solo dall’odore mi riporta a quando, da ragazzino, accompagnavo i miei zii – piloti dell’Alfa appunto – sui campi di gara. Certo quelli erano mezzi da corsa, ma il family feeling (come si dice adesso) è lo stesso. Loro, i miei zii, in occasione dell’acquisto mi hanno regalato il volante in legno appartenuto a mio nonno che, pure lui appassionato, possedeva sempre un’Alfa. Quando guido il Duetto mi sembra di attraversare una porta spazio temporale dove il presente e il passato si incontrano, le generazioni si sovrappongono e ogni sensazione – dall’adrenalina della guida alla nostalgia dei ricordi – si fonde.
Gli oggetti, per quanto inanimati, posso diventare capsule del tempo che aiutano a mantenere vive emozioni altrimenti perdute. Dipende da noi riempirli di senso e saperli poi dischiudere per ritrovare ciò cui diamo valore.
In tutto quello che creiamo dovremmo sempre tener conto di questa dimensione, dando a prodotti e servizi le caratteristiche giuste per diventare contenitori di tempo. Non solo gli assicureremo successo ma, cosa ancora più importante, significato.
Il tempo dedicato che diventa cura di Alice Alessandri
Il prendersi cura è una forma d’amore spesso sottovalutata perché fatta di piccoli gesti che nascono dal cuore più che di slanci plateali ma ahimè spesso superficiali. Questo 2022 mi ha dato modo di allenarmi proprio sull’importanza di esserci pienamente e con il cuore. A gennaio è arrivato Ark – il “cane consulente” che vedete nei nostri social – che mi ha aperto il cuore come non credevo fosse possibile, non avendo mai avuto animali domestici. Prendermi il tempo per portalo a fare una passeggiata o per giocare insieme, riconoscere la sua pura gioia nel riportare una pallina e trovarmi a ridere di gusto, mi ha fatto riscoprire l’intensità che hanno gli eventi quando sono vissuti con presenza e pienezza.
A giugno si è conclusa la vita terrena della mia super mamma AnnaPaola; accompagnarla in questo percorso è stata una grande prova e un grande privilegio, che ho cercato di onorare standole accanto così come sapevo fare. Sono entrata nel varco che il dolore per la dipartita di mia madre ha aperto nella mia anima e ci ho trovato il suo grande insegnamento fatto di calma, dignità e fede nella vita.
La mia personale cura contro lo scorrere inesorabile del tempo è stare insieme e dedicarmi a chi mi è vicino per poter dire “se potessi tornare indietro farei quello che ho fatto!”
È tempo di salutarci e darvi appuntamento al prossimo anno, con una nuova stagione di articoli, formazione e consulenza che siamo certi ci regaleranno ancora tempo di qualità insieme. Buone feste da tutti noi.
| partem claram semper aspice |
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