di Alice Alessandri e Alberto Aleo
54 giorni: si può conoscere l’America in 54 giorni? No, ovviamente non si può. Ma si può riconoscerne l’energia e lasciare che un pò di essa ci contamini. A noi è successo proprio così. Torniamo diversi, speriamo migliori e più motivati. Portiamo un cambiamento che ci viene da dentro e, proiettandosi fuori, va verso una chiara direzione che si chiama benessere!
6 ore di fuso: è questa la “distanza” reale che separa gli USA dall’Italia ma, a volte sembra talmente tanta che se sostituissimo le ore con gli anni, forse riusciremmo ad avere una misura adeguata. Essere “avanti” nel tempo non significa per forza essere migliori, ma chi può giudicare? Sappiamo solamente che la vita è evoluzione continua e noi in America abbiamo visto dentro il nostro futuro.
14901 Km attraversati in Aereo-Macchina-Bus-Metro-Treno: viaggiare è conoscere, trovare nuovi confini ed espandere la propria esistenza nel tempo e nello spazio, correlati come nelle leggi della fisica. Dai boschi del Vermont agli eleganti quartieri di Manhattan, passando per il Boston Common fino alle Gingerbread House di Martha’s Vineyard, siamo diventati più consapevoli e presenti. Ci siamo immersi insomma in quel continuum spazio temporale che si chiama umanità!
Una media di 3 Km al giorno percorsi a piedi: camminare fa bene agli occhi, al cuore e al cervello. Mentre cammini osservi, pensi e ti emozioni, entrando nell’anima delle cose. Boston è perfetta per camminare tra prati che ti avvolgono, case che scricchiolano e passaggi segreti che ti fanno saltare da Kennedy a Franklin. Qui si corre una maratona famosa, ancor prima che ce ne accorgessimo per le bombe di qualche mese fa. Ci piace pensare che sia stata inspirata da un’altra corsa, più importante per gli Americani: quella di Paul Revere per avvertire dello sbarco degli Inglesi le truppe di coloni in lotta per l’indipendenza. Fu una corsa per la libertà che ci è sembrato di rievocare camminando spediti lungo le strade della “nostra” Boston.
5 Università e 5 docenti incontrati: Avete presente i film americani ambientati nei college? Prati verdi ed edifici in mattoni a far da scenario alle vite di giovani adulti che si apprestano a costruire il loro futuro, dando struttura ai loro talenti. Quanti di noi hanno sognato davanti a quelle immagini, sentendosi insieme attratti ma anche un po’ invidiosi di tanta energia e tante aperte possibilità… Beh, vi confermiamo che è tutto vero, i Campus sono fucine di anime e solo ad attraversarne uno ci si accende.
8 Persone ospiti della casa (più 2 amici di passaggio): si imparano tante cose su una persona viaggiando insieme a lei. Tutti siamo in movimento, anche quelli apparentemente fermi in effetti si muovono relativamente ad un mondo in continua evoluzione. Pur stando insieme, ciascuno era dentro il suo viaggio: chi accompagnava un figlio fin sulla rampa di lancio, chi scriveva, chi sognava, chi litigava… Un “giro di vite” che ci ha traghettato tutti da un’altra parte, dentro e fuori di noi.
11 Kg di libri: abbiamo dovuto spedire un pacco di libri verso l’Italia; tra quelli portati con noi, comprati e ricevuti in regalo, il peso per le nostre valige era diventato davvero troppo… Una volta Calvino disse che entrare in una libreria era per lui quasi spiacevole, perché gli veniva da pensare a tutti i libri che non avrebbe mai avuto il tempo di leggere. Forse è così anche per noi, perché qui i confini della conoscenza si sono allargati in un modo intrigante ma che stordisce anche un po’. Ci ha aiutato molto frequentare la piccola biblioteca del North End, tra i colori del quartiere italiano, dove anche i libri si facevano leggeri..
Ancora ci sarebbe da raccontare dei 5 Stati attraversati e dei 25 litri di caffè consumati (hot, iced, cappuccino) appoggiati al trespolo di un bar mentre scrivevamo, facevamo colloqui via skype o incontravamo docenti. Delle 14 libbre di aragosta gustati mentre ridi e mangi e fai amicizia. Oppure dei 5 film I-MAX visti, con la gente che applaude, ride, sgranocchia mentre le immagini ti sommergono. Ci sono poi le prime 100 pagine di libro scritte: poche rispetto a quello che c’è ancora da dire sul tema, ma intense e cariche di un impegno e di una consapevolezza che speriamo possano essere utili anche ad altri.
Da ultimo volevamo aggiungere il conteggio delle volte che abbiamo pronunciato o sentito pronunciare la parola Etica, ma poi ci siamo resi conto che non erano nemmeno paragonabili alle volte in cui l’Etica l’abbiamo vista applicata nelle relazioni con i clienti, con gli studenti e con i turisti. Dal negozio di scarpe che te le cambia dopo 10 giorni di uso intenso perché è apparso un buchino sulla tomaia, scusandosi e facendo l’upgrade gratuito del modello, ai ristoranti che se aspetti troppo ti fanno lo sconto, al signore che camminando per strada dice a tutti i turisti che incontra “Welcome to Boston”. Perché l’etica va applicata costantemente, ne vanno imparati i gesti: bisogna “conoscere” i principi ma anche allenarsi a “fare” per “essere” etici. Il nostro libro nasce da queste e altre considerazioni…
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Ho veramente piacere di leggere la Vostra esperienza negli States.
spero e credo che mentre viaggiavate avevate con voi il pensiero dei vostri amici che erano a casa… mi piacerebbe essere tra questi
Bentornati nella nostra cara, vecchia, incasinata Italia! Quando si torna si ha l’impressione che tutto sia sempre uguale, come racchiuso in una bolla di staticità. In realtà tutto cambia di continuo perché il cambiamento è dentro di noi. Per voi ora un nuovo inizio: avete di fronte il mondo delle opportunità. Buona Vita, allora!
Sono felice per voy e per il vostro viaggio agli Stati Uniti.
Ma aglli altri Americani sempre ci disturva come vi riferite agli Stati Uniti come l’America perche’ risulta in negazione della nostra essistenza. Come chiammate a tutto il continente?
Ciao Enrique, credimi nessuna negazione della vostra esistenza ma solo brevità e consuetudine. L’Argentina e gli altri paesi dell’America Latina sono un altro viaggio che vorremmo fare a breve, anche per rivedere cari amici come te. Ti abbraccio forte. Alberto
Complimenti davvero. Alla prima occasione discuteremo insieme dell’America (USA). Non tutto mi piace di quel Paese ma apprezzo il vostro investimento in cultura ed esperienza e, soprattutto, la vostra capacità di cogliere il “loro” meglio per tentarne una “importazione” proficua. Ad maiora !
Grazie Luigi, è un piacere sapere che hai apprezzato. Ti veniamo a trovare presto.