di Alberto Aleo
È arrivato il momento di andare in vacanza e in vacanza di leggere un buon libro sotto l’ombrellone che magari ci aiuti a trovare strumenti per diventare attori protagonisti della soluzione finale per sconfiggere la crisi. Nel dirvi arrivederci a fine agosto quindi, voglio consigliarvi un libro che credo sia molto appropriato: si tratta del saggio Economia Civile di Luigino Bruni e Stefano Zamagni. Zamagni peraltro, come qualcuno di voi certamente ricorderà, era stato candidato dal Presidente Monti per entrare a far parte della squadra dei Ministri dell’attuale governo ma, da persona schiva qual è, ha rifiutato l’invito (io l’ho conosciuto perchè insegna a Bologna dove mi sono laureato con una tesi proprio sull’Economia Civile). Ricordo la sua candidatura a Ministro per due motivi: primo per darvi l’idea di quanto possa essere importante il contributo dell’Economia Civile in questo momento, secondo per farvi capire la “caratura” del personaggio che tanto per intenderci è stato anche in lizza (già un paio di volte se non erro) per la candidatura al premio Nobel.
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Venendo al saggio e all’argomento, Economia Civile presenta una teoria economica alternativa, basata sull’idea che al concetto di mercato come luogo di scambio di equivalenti (teoria utilitaristica) va affiancato, se non sostituito, il concetto di “mercato di qualità sociale” che sia in grado cioè di regolare scambi basati sul principio di reciprocità più che di utilità. Se è vero, come è vero, che la crisi attuale è ormai una crisi “sociale” oltre che economica, la sua soluzione necessita di una risposta che provenga da una disciplina in grado di coniugare istanze sociali ed economiche: appunto ciò che tenta di fare l’Economia Civile. L’incapacità di prevedere e gestire la crisi attuale da parte degli economisti di stampo “tradizionale” denuncia infatti i limiti del modello di studio applicato.
Le teorie post-fordiane non sono più in grado da sole di leggere ed interpretare i fenomeni che sono alla base della situazione attuale. Da quando si è spezzato il binomio efficienza produttiva/massimizzazione del consumo, le crisi mondiali non sono più solamente generate da scarsità di risorse economiche o bassi livelli di domanda, ma anche e soprattutto da scarsità “sociale” e bassi livelli di “qualità comportamentali” degli attori coinvolti. Elementi che sono al di fuori del campo di indagine dell’economia tradizionale.
Dal momento in cui Nash confutò la teoria di Adams Smith secondo la quale il massimo dell’utilità si ottiene perseguendo il massimo profitto individuale – dimostrando invece come il massimo del profitto in termini assoluti sia generato adottando comportamenti di tipo collaborativo (ricorderete a tal proposito la famosa sequenza del film A beautiful Mind in cui il protagonista Russel Crowe spiega ai suoi amici come fare per ottenere il miglior risultato nell’abbordare delle studentesse) – nulla o poco è cambiato. L’economia civile propone un modello alternativo, modello che è stato applicato già con successo in casi reali come la Grameen Bank del premio Nobel (per la pace e non per l’Economia visto che la teoria cui si ispira il microcredito non è sua) Muhammad Yunus.
Tranquilli, dentro questo libro non troverete il “solito” elogio del non profit, bensì il tentativo di fondare un modello economico in grado di regolare, attraverso meccanismi di mercato, anche bisogni di natura sociale. Se volete è un ritorno alle origini della teoria economica che come sappiamo è nata nei monasteri medioevali dove il lavoro e lo scambio non erano finalizzati solo alla massimizzazione del profitto economico ma anche alla creazione di vero benessere sociale. Godetevelo e buone ferie.
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